Regia di Otto Preminger vedi scheda film
Un potente mafioso manda in carcere un suo sottoposto, suo malgrado, per sistemare un detenuto che sa troppe cose. Ma in cella l’uomo si ritrova con un hippy appassionato di droghe e il piano va a farsi benedire.
Groucho Marx è Dio. Almeno in questo film, l’ultimo da lui interpretato a quasi ottant’anni, in una delle ultime regie di Otto Preminger; ma Skidoo non sembra in alcun modo una pellicola malinconica o appartenente a una fase artistica calante, anzi: è un concentrato freschissimo di idee strampalate e situazioni sopra le righe inserite in un vortice di ritmo e azione, tanto da rassomigliare più a una contemporanea commedia inglese (Richard Lester, Ken Russell) che a un lavoro americano quale in effetti è. Groucho dunque nei panni di Dio, capo di una gang potentissima di delinquenti sparsi su tutto il pianeta, ma anche Mickey Rooney, John Phillip Law, Frankie Avalon, Jackie Gleason, Carol Channing, Cesar Romero, Alexandra Hay: il cast funziona a dovere e Preminger confeziona al meglio un prodotto certo facilotto nei toni e non esattamente profondo negli argomenti (e, se si vuole, eccessivamente legato alla contemporaneità fra figli dei fiori, sperimentazioni lisergiche e colori a tinte forti e variegate), ma cinematograficamente solido a sufficienza e, quanto più conta, onesto nei suoi propositi spensierati. La sceneggiatura è di Doran William Cannon, le musiche (strepitosa la canzone sui titoli di coda, imperdibile realmente) del cantautore Harry Nilsson – accreditato semplicemente come Nilsson – che il mondo conoscerà meglio soltanto l’anno successivo grazie a un’altra colonna sonora, quella di Un uomo da marciapiede (John Schlensinger, 1969). 4,5/10.
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