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Donne verso l'ignoto

Regia di William A. Wellman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Donne verso l'ignoto

di ethan
8 stelle

Nella fattoria di Roy Whitman (John McIntire) in California manca un elemento indispensabile: le donne da dare in spose ai suoi lavoratori, perciò il proprietario terriero ingaggia Buck Wyatt (Robert Taylor), che farà da guida alla carovana formata da un pugno di uomini e circa 140 donne, dopo una stravagante 'selezione' avvenuta a Chicago, in base alla loro predisposizione ad affrontare prima un viaggio e poi, una volta giunte a destinazione, la dura vita dell'Ovest.

William A. Wellman, dopo grandi esiti come 'Alba fatale' e 'Cielo giallo', nel 1951, stesso anno de 'Il cacciatore del Missouri', che però non ho ancora visto, torna al Western e il risultato è ancora di tutto rispetto: 'Donne verso l'ignoto', che trae origine da una storia scritta da Frank Capra e sceneggiata da Charles Schnee, è un'incursione nel genere che rappresenta un oggetto più unico che raro, dato che il tema dell'esodo, costante all'interno di tali film, viene rivisitato poiché protagoniste del viaggio di proporzioni bibliche sono un gruppo eterogeneo di agguerrite rappresentanti del gentil sesso, che durante il trasferimento, a seguito delle intemperie, degli imprevisti dovuti alle asperità del territorio, della minacciosa, ricorrente e spesso letale presenza dei nativi, impareranno, chi fra loro sopravviverà, a conoscere meglio se stesse e a adattarsi a un nuovo stile di vita, in una terra dove sarà utile non solo saper cucinare o fare la tipica donna di casa delle città dell'Est, ma anche maneggiare un fucile o guidare una carovana.

La 'novità' del film sta non solo nel mettere in luce la cosiddetta 'altra metà del cielo', generalmente presente nei Western ma relegata a ruoli canonici di donne di ufficiali, di ragazze da saloon o mogli di sceriffi, ma nel far loro intraprendere un ruolo 'attivo' e di primo piano nello sviluppo di una storia narrata, alla pari dei ruoli maschili.

Oltre agli aspetti tematici, è importante sottolineare la consueta bravura del cineasta nel raccontare un fatto con immagini eleganti, con ricorso a bei campi lunghi che mostrano l'asprezza ma anche la bellezza del paesaggio circostante, nonché i suoi ricorsi all'uso del fuori campo per narrare i momenti più tesi della storia, come l'uccisione (involontaria) di un bambino durante un'esercitazione di tiro, l'attacco indiano, che mieterà molte vittime, ricordate dai superstiti invocando ad alta voce i loro nomi, sortendo, grazie all'eco prodotta dalle vicine montagne, un effetto straniante, ed infine il parto di una donna su un carro che ha perso una ruota ma viene sorretto dalle compagne di viaggio.

In alternanza a queste, il regista mostra con crudezza un pestaggio a mani nude tra due donne e la guida che in un primo momento frusta e successivamente prende a sberloni Fifi Danon (Denise Darcel) una donna francese molto combattiva, che l'uomo dai modi spicci riesce a domare, un po' come tanti cowboy facevano con un cavallo!

Inframmezzate a queste ci sono anche scene più distensive, con al centro di esse l'aiutante giapponese della guida Ito (Henry Nakamura) e tutta la parentesi finale dell'approdo in California, con la reciproca e veloce conoscenza tra uomini e donne rimaste, che sfocia in una sequela di matrimoni.

Notevole il lavoro sulla coralità del cast, dove val la pena sottolineare - oltre agli attori già citati, tutti molto credibili nelle loro parti - le prove dell'enorme (in tutti i sensi) Hope Emerson  nel ruolo di Patience (Placida in italiano), donna non più giovane ma che per le sue doti di tuttofare si guadagna sul campo i gradi di vice comandante della spedizione, di Renata Vanni, che interpreta una sfortunata colona italiana, e delle coraggiose Julie Bishop (Laurie), Marilyn Erskine (Jean) e Lenore Lonergan (Maggie).

Voto: 8+.

 

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