Regia di Lewis Gilbert vedi scheda film
Più che il ritratto di un dongiovanni che accusa le prime battute a vuoto, il film di Gilbert è, suo tramite, un ritratto assai amaro dell'Inghilterra dell'epoca, ai margini di una swinging London che risente di qualche fremito della liberazione sessuale a venire. La tecnica del regista somiglia a quella, figlia del free cinema, che Richardson aveva utilizzato nel Tom Jones, con il personaggio principale che si rivolge direttamente alla macchina da presa (e quindi allo spettatore), non visto dagli altri personaggi. Naturalmente l'effetto funziona perché qui, come nel film di Richardson, c'è un attore carismatico, al meglio delle proprie capacità fascinatorie; si tratta infatti di due attori straordinari - quanto meno per una parte della loro carriera - come (là) Albert Finney e (qui) Michael Caine. È un film ingiustamente sottovalutato, al quale bisognerebbe rendere giustizia, a 45 anni dalla sua uscita.
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