Regia di Lewis Gilbert vedi scheda film
Càpita di trovarsi in una lunga, lentissima fila a un supermercato qualunque e di chiedersi perchè si debba soffrire tanto. Poi l'occhio cade distrattamente su disordinati scatoloni con dvd buttati li in "offerta", senza la minima considerazione. E tra i titoli da blockbuster, gli sparatutto, i cinepanettoni, può capitare di trovare il film che non ti aspetti, quello che ti ha sempre incuriosito, " a un prezzo eccezionale". E quando te lo sei visto ti dici che non hai sofferto invano.
Alfie è un gioiello, con una sceneggiatura da 10 e lode che ti tiene a bocca aperta per non perderti una parola. Michael Caine impersona un dongiovanni amorale, quantomai cinico; a differenza dell'Uomo che amava le donne di Truffaut risulta anche antipatico con quell'aplomb inglese che gli fa commentare con ironia anche le situazioni più crude, dopo aver illustrato il suo personale "bestiario" femminile. Ma alfine, Alfie traccerà un bilancio amaro delle sue esperienze. Particolarmente riuscito lo stratagemma per cui il protagonista si rivolge alla telecamera e quindi allo spettatore nel commentare la sua vita; proprio come in C'eravamo tanto amati, ma nel film di Gilbert Michael Caine si rivolge a noi non solo nell'introduzione di una nuova scena, ma nel bel mezzo dei dialoghi: a questo riguardo, la scena della visita medica è da antologia del cinema.
Ottima.
Straordinario Tombeur de femmes all'inglese.
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