Regia di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza vedi scheda film
Sicilia, primi anni 2000. Catello, piccolo politico locale con intrallazzi malavitosi, viene condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Decide però di collaborare con la giustizia, cercando di aiutare le forze dell'ordine ad arrestare un suo vecchio conoscente che nel frattempo ha fatto parecchia strada: il boss Matteo Messina Denaro. Comincia così a scrivere delle lettere al boss.
La storia di partenza è vera, come rivela la didascalia in apertura della pellicola, anche se si ammette fin da subito che la realtà è solo la base su cui si poggia una storia 'romanzata', con ampi inserti di fantasia; insomma: Iddu – L'ultimo padrino è un lavoro che punta all'intrattenimento prima ancora che alla cronaca, al racconto biografico, e fin qui nulla da eccepire. Va però rilevato che la sceneggiatura scritta dalla coppia di registi, Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, non sembra andare da nessuna parte nello specifico, raccontando in due infinite ore di durata una vicenda di malavita e disperazione nel profondo sud nostrano che, francamente, non sembra avere più di tanti elementi di reale interesse. È del resto chiaro che le attrattive nel film ci sono a prescindere dalla sua concreta fattura: la presenza al centro del cast di Toni Servillo e di Elio Germano basta da sola a garantire qualche soddisfazione al pubblico. Ma, come è ovvio, tanto non basta. Tra gli altri elementi in scena: Barbora Bobulova, Tommaso Ragno, Daniela Marra, Fausto Russo Alesi e Antonia Truppo; la confezione è debitamente curata con fotografia affidata a Luca Bigazzi e colonna sonora di Colapesce, smarcato per una volta dal sodale di questi anni, Antonio Di Martino. Grassadonia e Piazza giungono con questo Iddu al loro terzo lungometraggio, avendo girato insieme anche i precedenti due, Salvo (2013) e Sicilian ghost story (2017). 4,5/10.
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