Regia di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza vedi scheda film
un film importante perchè ci spiega, se ce ne fosse bisogno e c'è bisogno, come vanno le cose qui da noi, perchè vanno sempre in un verso che non comprendiamo ma alla fine ha un suo senso occulto e poi dicono che siamo complottisti
il teatrino italiano non finisce mai; la farsa, il grottesco, il ridicolo, le maschere, le macchiette, la commedia del bel paese, talmente bello che dobbiamo ricoprirlo di abusivismo per indurre gli altri a dire che non è poi così tanto bello, e invece poi gli stereotipi, i clichès non smetteranno mai di seppellirci sotto strati di cemento, mattoni non finiti, di simpatia, di sole, di pizza, mandolino e caffè.
grassadonia e piazza compongono un murale che dovrebbe farci seppellire dalla vergogna e invece se va bene se ne parlerà il tempo che reggerà ai cinema.
uno di quei molossi che si facevano una volta, con i grandi attori come volonté, dove si sogghignava con gli angoli della bcca storti e con la salivetta rappresa.
si rideva amaro, con il reflusso che ti soffocava, perchè si dovevano presentare al pubblico i personaggi della nostra farsetta, che non siamo noi perchè noi alla fine siamo buoni, e quindi abbiamo il buon catello palumbo che se ne esce dal carcere bravo bravo che non ha mai aperto bocca e non ha mai accettato niente dalla giustizia infame.
servillo fa servillo ma i due registi lo imparruccano con un improbabilissmo riporto rossastro, il nostro sindaco che torna dalla famiglia che però vive in un tugurio senza più soldi.
i servizi segreti impersonificati da quel viso d'altri tempi splendido di fausto russo alesi con accento talmente marcato che fa venir il mal di testa, lo incastrano per cercar di scovare messina denaro ancora e sempre latitante, coi pizzini.
abbiamo il fratello semplice vincenzo(filippo luna) che controlla le persone con un metal detector all'ingresso di casa, prima di arrivare al cospetto della sorella(antonia truppo), la sorella che voleva il potere e si è dovuta accontentare del secondo posto seduta sul divano con un ritratto del fratello tra la pop art e il murale commemorativo.
abbiamo una poliziotta coinvolta dai servizi segreti, cane sciolto che già una volta mandò a gambe per aria un'altra operazione(daniela marra)orgogliosa, chiusa in sè, costretta nei panni di una giustizia inchiodata a fare le cose secondo legge per catturare un pericolosissimo boss che invece latita a casa propria protetto dallo stesso stato che dovrebbe arrestarlo e buttar via le chiavi.
il film di grassadonia e piazza è è una commedia dell'arte dove gli attori tutti sono diretti mirabilmente a creare un opulento e ricchissimo film ch parla della nostra storia; rimanda al mittente, cioè il popolo italiano, tutte le accuse che ci tirano e ci tiriamo addosso nel sopportare il peso di un essere complici e colpevoli di tutta l'infamità che prova catello palumbo, e che sopportiamo con pacifica auto assoluzione grazie allo spritz del sabato sera.
è ovvio che messina denaro è un mafioso(germano me lo vedo ascoltare i due registi a dirgli che deve stare sulla bilancia della recitazione... tra l'over acting e la sottrazione, ci sta il mestiere, l'arte e l'artigianato che ti fa recitare con un dialetto che non è il tuo e lo reciti con grazia, mestizia, eleganza e la sporcizia morale di un principio) e che sua sorella gli regge gli affari da donna prigioniera di una libertà gentilmente concessa.
il fratello è un portinaio con lavoro socialmente utile, palumbo è un preside con ambizioni alte per il suo ruolo e che facendo da padrino al boss pensa di essere in una posizione privilegiata, tra la sopportazione del boss e l'assunzione dei servizi segreti che essendo come da norma se non deviati, pilotati, navigano in una dimensione parallela tra la vita degli inconsapevoli schiavi del lavoro settimanale stipendiati e fantozziani e la criminalità che fa affari d'oro e si arricchisce nei paradisi fiscali.
il film di grassadonia e piazza è un attentissimo ritratto di come siamo.
un popolo di santi, viaggiatori e artisti, che si arricchisce culturalmente in carcere, crede ciecamente in riti direttamente collegati ad una paganità ancestrale e massonica, ammazza i poveri disgraziati che non hanno potere su nulla e museizza nell'immaginario telegiornalistico nazionale le immagini a circuito chiuso di un boss malato che si consegna alla gloria di un arresto inutile quanto fasullo.
musica di colapesce che omaggia e arricchisce una delle grandi commedie cinematografiche dei nostri tempi, grande in quanto riesce popolarmente a restituire ciò che siamo nell'animo; vogliamo seppllire tutto sotto il tappeto di una risata, perchè la memoria è corta e siamo bravissimi nel riciclaggio.
germano, servillo, russo-alesi, marra, truppo, luna, tantillo, pedrazzi, bobulova, ragno, de francesco tutti bravi, tutti necessari, non un'alzata di sopracciglio fuori posto.
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