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Iddu - L'ultimo padrino

Regia di Fabio Grassadonia, Antonio Piazza vedi scheda film

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Souther78

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La recensione su Iddu - L'ultimo padrino

di Souther78
8 stelle

La lentezza si fa perdonare con l'esplicita (e veritiera) denuncia delle collusioni tra mafia, massoneria e servizi segreti (non deviati, ma che per definizione fanno ciò che fanno, come anche nel caso Aldo Moro). Era da Un borghese piccolo piccolo che nessun italiota osava nominare i grembiulini, veri artefici dei mala mundi.

L’approccio a un film del genere, da parte mia, partiva da un pregiudizio: non guardando la televisione, ho sentito solo indirettamente il nome di questo boss, tramite canali di informazione non istituzionale (leggasi: non manipolati). Mi era abbastanza chiaro che questo, come tutti gli altri boss illustri catturati dopo decenni di latitanza, doveva essere una distrazione, una vendetta, un regolamento di conti, un semplice cambiamento di potere, o simili. Ovviamente le stupidaggini da fotoromanzo hollywoodiano, con quattro nomi buttati lì di investigatori che, con grande lavoro e abnegazione, erano riusciti dopo anni a stanare il superlatitante, le lascio volentieri a chi è baciato dalla fede cieca (e sorda).

 

Le recensioni negative dell’opera tantomeno allettavano, ma un Toni Servillo non si rifiuta mai, e così ho deciso di vedere con i miei occhi.

 

Il film è effettivamente ostico: ostentatamente lento e inutilmente verboso. Inoltre si trastulla in suggestioni pseudo-oniriche alternate a casuali flashback che dicono ben poco.

 

Come sempre, si salva la recitazione di Servillo, e, anzi, eleva e salva l’opera in generale. Germano non ha un grande ruolo, poiché le battute sono assai meno del tempo che occupa l’inquadratura. Inoltre il suo siciliano non è esattamente “verace”.

Il merito vero è quello di spezzare il velo di omertà mediatica attorno alla vicenda, avendo il coraggio di nominare la MASSONERIA come quel centro di potere occulto che si confonde con lo stato e la mafia, e che muove le pedine nell’ombra. Ha, inoltre, il coraggio di mostrarci i servizi segreti per quello che sono: strumenti dei burattinai (non certo dei politici-fantoccio di facciata) contro i popoli, a loro volta confusi con massonerie e mafie.

 

Chiunque avesse visto il film La trattativa può ben accorgersi del copione che si ripete all’infinito: chi comanda sa ed è complice, chi sta sotto crede davvero di indagare per arrestare i cattivi, salvo poi rendersi conto che quando li scopre o viene fatto fuori, o viene messo a tacere, o trasferito, o simili. Andando a leggere la storia di Messina Denaro si apprende come pure la sostituta PM che aveva sgamato i legami massonici dietro al boss sia stata bloccata dai superiori, e senza contare pc e chiavette rubati (dalla procura!) e così via.

Però, se volete credere nelle istituzioni credeteci pure eh. Come ho detto: buon per chi ha fede cieca e sorda!

 

Onore al merito di autori e registi: è la prima volta, dopo Un borghese piccolo piccolo, che qualche italiota ha l’ardire di denunciare l’operato della massoneria. Sarà per questo che tanti criticano il film? Divertentissimi, poi, i commenti dei vari paladini de noantri, che criticano l’opera, rea di dissacrare i servizi segreti: chissà perché, poi, tutte queste critiche non finiscono mai in processi per diffamazione, in un paese in cui pure fare un’affermazione vera ma compromettente ti può far condannare per quel reato. Un po’ come David Icke, che da circa 30 anni dà dei pedofili satanisti ai reali inglesi, senza essersi mai beccato una denuncia.

 

Insomma, un film che avrebbe meritato tempi più concisi, una narrazione più lineare e un coprotagonista più in parte, ma che deve essere visto e fatto vedere, anche per supportare un raro caso di onestà intellettuale autoriale.

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