Regia di Luis Buñuel vedi scheda film
Buñuel sa benissimo che il diavolo non è così brutto come lo si dipinge: se lo fosse, non attirerebbe nessuno. Per questo Silvia Pinal assume le sembianze più accattivanti, fino all’ultima tentazione: trasportare l’eremita Simon nel mondo d’oggi, le cui lusinghe sono infinitamente più attraenti. Come sempre in bilico fra religiosità e iconoclastia, Buñuel attacca non la fede ma le sue sovrastrutture inerti, mostrandone la loro intima assurdità e anticipando in parte i temi di La via lattea: un monaco indemoniato dice “muoia l’anàstasi” e gli altri rispondono in coro “viva l’anàstasi!”, lui riprende “viva l’apocàstasi” e gli altri “muoia l’apocàstasi!”, poi però uno chiede a un altro “ma cos’è l’apocàstasi?” e quello fa cenno di non saperlo (sono rispettivamente la discesa di Cristo risorto nel Limbo e la credenza che l’inferno si debba svuotare dopo il Giudizio). Sublime.
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