Regia di Robert Altman vedi scheda film
Frances è una donna ancora giovane e piacente, ma soprattutto ricca e annoiata, che conduce una vita solitaria nella sua bella villa. Un giorno vede un ragazzo da solo sotto la pioggia nel parco di fronte a dove abita: lo invita a entrare, gli fa fare un bagno caldo e gli dà un letto per la notte. Il giovane, pur avendo una casa, decide di fermarsi in quel posto dove è servito con tanta cura; la donna però ha un'attrazione morbosa verso di lui.
Pur avendo già 44 anni (classe 1925) e una lunga e intensa carriera di regista televisivo alle spalle, Robert Altman con questo titolo firma il suo terzo lungometraggio a soggetto per il cinema; come è noto, in futuro ci prenderà gusto con il grande schermo, che diventerà sempre più la sua dimensione. Quel freddo giorno nel parco è un film di atmosfere e di tensioni nel quale l'azione rimane sempre un passo indietro rispetto alle intenzioni e anche i dialoghi non spiegano mai più dello stretto necessario; a fatica si riesce a comprendere, per lo meno nella prima metà della storia, quanto morbosa sia la mentalità della protagonista, le cui folli ambizioni – e fors'anche necessità – materne sfociano in un comportamento ossessivo che oggi non esiteremmo a definire da stalker. La base di partenza del lavoro è un romanzo di Richard Miles, portato sullo schermo con una sceneggiatura di Gillian Freeman; per quanto non ci si trovi di fronte a un capolavoro, la pellicola sa rendersi memorabile in certi snodi particolari (la ricerca della prostituta, per es.) e lasciare il segno dove più conta: nella mente dello spettatore, inevitabilmente costretto a domandarsi cosa stia accadendo nella mente di Frances, idealmente persona realizzata e serena. Ma spesso la follia si annida proprio là dove regnano tranquillità e soddisfazione, sembra suggerire questo film. Apprezzabili ma nulla di più i due interpreti centrali, Sandy Dennis e Michael Burns. 6/10.
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