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Quattro mosche di velluto grigio

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Quattro mosche di velluto grigio

di alan smithee
8 stelle

Il batterista Roberto Tobias è ossessionato da un individuo losco che pare pedinarlo e non lasciarlo un istante nei suoi spostamenti. La sera che riesce a raggiungerlo in un quartiere isolato che porta ad un teatro, il ragazzo lo ferma e, dalla colluttazione che ne deriva, finisce maldestramente per ucciderlo involontariamente col coltello che lo stesso individuo gli punta contro. In quel momento un altro individuo, coperto con una inquietante maschera da bambino gaudente, ne riprende le dinamiche dell'uccisione, fotografando gli istanti dell'omicidio, e cominciando un'opera di sano e subdolo ricatto del povero musicista.

Costui sarà spinto a raccontare la verità alla bella moglie, e poi deciderà di ricorrere, tramite un suo balordo amico di nome Diomede, ad un investigatore privato, tipo stravagante e dai modi effettati, noto più per le sue disfate che per i successi. nonostante le premesse scalcinate, l'uomo saprà avvicinarsi al vero assassino in modo determinante, prima di rimanere pure lui vittima dello stesso, assieme ad altri personaggi di contorno, come una domestica impicciona, e la avvenente cugina della moglie, Dalia.

La verità verrà a galla all'ultimo momento, come è tradizione con Argento, grazie questa volta all'ausilio della scienza ed in particolare a seguito dell'esame dell'ultima immagine visualizzata proprio dalla vittima di nome Dalia: quattro mosche che appaiono in un semicerchio, una dopo l'altra. Saranno proprio queste la chiave di lettura che permetterà al protagonista di risolvere il proprio sadico mistero che lo coinvolge e perseguita: il colpevole sarà qualcuno di davvero prossimo al nostro uomo, e le ragioni che lo hanno spinto ad un tal massacro, trovano rifugio dietro traumi familiari subiti e mai veramente placati.

Giallo di splendida concezione visiva, che costituisce il tassello finale di una trilogia sugli animali che diede notorietà e lustro al regista Dario Argento.

Il film non brilla per interpretazioni francamente troppo convincenti, (ma Jean Pierre Marielle, pur un po' manierato, offre una bella prova a corredo di un personaggio davvero singolare e riuscito, quello dell'ispettore fallito che trova a suo modo e suo malgrado un riscatto post mortem) quanto per una trama davvero accattivante ed una costruzione che esalta le situazioni sadiche e la tensione, portandola sino a livelli a dir poco galvanizzanti.

Ottima e terrorizzante la sadica rappresentazione scandita di volta in colta delle fasi di una decapitazione, sogno ricorrente del protagonista dietro il quale di annidano risposte inconsce di rilevante importanza.

Splendida fotografia e bel corredo scenografico, soprattutto nelle vedute esterne e cittadine.

4 mosche di velluto grigio è forse il meno noto capitolo della trilogia, ma forse forse il migliore dei tre.

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