Regia di Grigorij Ciukraj vedi scheda film
Interessante film, girato negli anni dopo la morte di Stalin, quando si ebbe un timido disgelo, e, se non si mise proprio in discussione il comunismo, ci fu chi osò porsi delle domande. Il blocco granitico dell'ideologia e della propaganda mostrò insomma qualche crepa e qualche incrinatura. La storia dello sparuto drappello di soldati che attraversano il deserto fino al lago d'Aral, e il sentimento che nasce tra la soldatessa rossa e il prigioniero bianco sono raccontati con solidità ed efficacia drammatica. In alcuni punti fa capolino il lirismo e il romanticismo. La situazione che si viene a creare è paradigmatica: una convinta bolscevica dell'armata rossa, ma con dentro ampi spazi di umanità e buon senso, si innamora del prigioniero che le è stato affidato. Egli è l'emblema del sistema che la rivoluzione stava abbattendo: di famiglia ricca, ufficiale del vituperato esercito zarista, di fede cristiana. Il fatto che la donna si innamori dell'affascinante soldato, che è in fondo una brava persona, è molto problematico per l'ideologia bolscevica, che divide rigidamente il mondo in buoni e cattivi in base alla classe sociale. L'amore che nasce tra i due è quanto mai sincero, ma le loro diverse idee politiche da un lato sono un ostacolo (quasi) insormontabile, dall'altro sono fortemente messe in discussione dall'amore stesso: se infatti è possibile che una “proletaria” si innamori di un “borghese”, è proprio vero che le due classi sociali debbano odiarsi, e che i borghesi siano tutti da far fuori? Alla fine il loro amore viene distrutto non tanto dall'ideologia, che da sola non può nulla, ma dalla stupidità dei due, specie di lei. Inoltre le ragioni che lui adduce per non aderire alla Rivoluzione non sono affatto detestabili. Non ne può più della guerra, non si fida delle fazioni poiché ognuna ha la sua verità, vuole solo vivere in pace con la donna amata.
La rappresentazione dei personaggi che fa il film è ideologica, tuttavia le medesime idee vengono fortemente messe in discussione dalla storia d'amore. Il tragico epilogo della vicenda è secondo me un atto d'accusa abbastanza chiaro di come le idee possano accecare il buon senso e distruggere l'amore, un amore che altrimenti sarebbe durato, portando ad azioni di cui poi ci si pente per tutta la vita.
Insomma, non un capolavoro ma un buon film. Non è anticomunista, ma ha il merito di riflettere e di dubitare con onestà e libertà su certi dettami del comunismo e delle dottrine sovietiche.
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