Regia di Michail K. Kalatozov vedi scheda film
L'unica Palma d'oro sovietica, "Quando volano le cicogne" del regista georgiano Mikhail Kalatozov è un melo' fiammeggiante su un amore spezzato dalla guerra, un film romantico che sa prendere e commuovere nel profondo anche se non rinuncia del tutto ad alcune astuzie ormai un po' demode'. Diretto con uno stile di vibrante impeto e di appassionato slancio melodrammatico, che predilige angolazioni dall'alto a schiacciare i personaggi, prospettive deformate quasi wellesiane, movimenti di macchina azzardati come quello di gru ascendente a seguire la corsa lungo la scalinata, il film fu una grossa novità per gli schermi sovietici degli anni Cinquanta ed ebbe un notevole anche se effimero successo internazionale. Certe trovate visive- come la sovraimpressione dove si immagina il matrimonio di Boris un attimo prima della sua morte- sembrano venire dalle avanguardie degli anni Venti, che in Russia avevano dato frutti gloriosi, e in generale l'opera mantiene un'esuberanza figurativa degna di lode e molto più originale rispetto alla media dei film del cosiddetto Realismo socialista che andava ancora per la maggiore dopo la morte di Stalin. Per quanto riguarda i contenuti, il film è straziante nei suoi elementi tragici, servito da un pathos genuino, ma non evita del tutto le trappole del romanzo d'appendice, soprattutto nella seconda parte che contiene alcune scene troppo cariche per non risultare almeno parzialmente retoriche. Faccio un paio di esempi: il rapporto di Veronica col cugino di Boris che decide di sposare senza amore, francamente non regge e le scene in cui i due appaiono insieme sono afflitte da uno schematismo e da una mancanza di logica che non giocano a favore del film; anche la scena in cui il padre di Boris, che fa il medico, biasima il comportamento di una donna che ha lasciato un ragazzo ricoverato in ospedale che si dispera chiamando in causa indirettamente la stessa Veronica, è troppo dimostrativa e anche un po' moralista. Peccato che la scrittura non sia sempre all'altezza, altrimenti il film avrebbe potuto avvicinarsi al genio dei migliori film dei maestri del cinema sovietico come Eisenstein. Oltre alla fotografia di Sergei Urusevsky, il film si raccomanda per le interpretazioni degli attori, in particolare l'eccezionale Tatjana Samoilova che raggiunge un'intensita' di accenti difficilmente uguagliabile, accanto al sensibile Aleksei Batalov che non sfigura nel ruolo di Boris. Cinema confezionato ad arte per le masse, ma con un linguaggio raffinato e inventivo che non resta intrappolato nelle secche della propaganda di regime, merita di essere visto da tutti gli spettatori davvero romantici. In fondo non siamo molto lontani dalla magniloquenza emotiva del cinema americano.
Voto 8/10
Quando volano le cicogne (1957): Tat'jana Samojlova
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