Regia di Michail K. Kalatozov vedi scheda film
Interessante esempio di dramma sentimentale del cinema sovietico, che rinuncia con merito alla retorica e alla propaganda di regime. A trarne giovamento sono l'efficacia drammatica, il lirismo di alcune scene, la sincerità e la partecipazione con cui racconta il dramma dell'infelice ragazza protagonista. Oltre che a mancare la propaganda, non è anzi difficile leggervi una disapprovazione del comportamento del fidanzato, il quale dà un calcio all'amore vero, così prezioso, per gettarsi da volontario nella guerra. Se fosse partito dopo aver ricevuto la cartolina il discorso sarebbe stato molto diverso. Per di più, non è difficile ravvisare nel suo personaggio un presentimento abbastanza chiaro di aver commesso un clamoroso errore, anche prima di partire, ma un malinteso patriottismo un po' fanatico lo spingono a perseverare nella sua scelta autolesionista. La febbre dell'interventismo e dell'arruolarsi volontari toccò tuttavia non solo i giovani sovietici, ma anche quelli dell'Europa occidentale, che poi tuttavia dovettero scoprire il vero volto della guerra. Il discorso del mancato suocero della ragazza al militare disperato per esser stato piantato dalla fidanzata non è un elogio retorico all'eroismo militare, ma una giusta distinzione tra impegno e vigliaccheria, e tra donne forti e fedeli, e altre che non riescono a resistere ad una tentazione passeggera.
Il regista si dà molto da fare con la macchina da presa, facendo uso di movimenti elaborati ed insoliti, tuttavia non invadenti e a servizio del contenuto e della narrazione. La protagonista dà una buona e sofferta interpretazione, e il vero soggetto del film è forse il dramma interiore che ella vive. Il risultato è un film coinvolgente e attento al lato umano della vicenda raccontata, cosicché il lato politico e ideologico della guerra rimane in secondo piano, mentre in primo viene messo il suo potere distruttivo, oltre che sui morti, sul destino dei sopravvissuti.
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