Regia di Gino Mangini vedi scheda film
La “iena di Londra” Martin Bauer è un serial killer che agisce nella capitale britannica; catturato e impiccato il 19 dicembre del 1883, il cadavere dell'uomo però scompare e nuove morti di lì in avanti ricominciano a susseguirsi.
La solita bella tormentata nella solita villa degli orrori, il solito mostro che torna a far danni dall'oltretomba, con un pizzico di dilemma psicologico in sottofondo: La jena (sic) di Londra non è questo granché, ma per essere un esordio dietro la macchina da presa nel lungometraggio a soggetto, fa il suo dovere. Soprattutto per il basso budget a disposizione e, naturalmente, basandosi sulle aspettative: il genere gotico non è mai stato molto frequentato nelle sale nostrane e il bianco e nero nel 1964 cominciava a sembrare vetusto e sorpassato. Gino Mangini, già qualche esperienza come aiuto regista (per Campogalliani) e soprattutto come sceneggiatore specializzatosi nei peplum o pepla che dir si voglia, confeziona qui un lavoruccio modesto, ma privo di grossi difetti, che si lascia guardare con la debita sospensione del giudizio; nel cast a sua disposizione Mangini – che è anche autore del copione – ha a disposizione per i ruoli principali Tony Kendall, Diana Martin, Alan Collins vale a dire Luciano Pigozzi, Bernard Price alias di Giotto Tempestini, Claude Dantes e Thomas Walton all'anagrafe Gino Rossi. Nulla di eccezionale nemmeno tra gli interpreti, ma tutto adeguato alle circostanze. Intrattenimento puro, tensione scarsina e poca paura, ma le atmosfere cupe e macabre sono rese dignitosamente. 3/10.
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