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The Strangers in 7A

Regia di Paul Wendkos vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su The Strangers in 7A

di John_Nada1975
6 stelle

Come fa proprio la sceneggiatura ad essere il suo punto debole, se è il suo punto di forza soprattutto per lo stupefacente architettato finale dell'irruzione nel palazzo delle forze speciali di polizia dalle finestre(dal montaggio e le violente colluttazioni veramente cinematografiche, con menzione speciale per quella nello spazio ristretto dell'ascensore, tra Griffith, Brandon, il fucile e l'esplosivo C4), ed è la prima in assoluto e realizzata per questo film televisivo da prima serata della CBS (del professionista vero del termine Paul Webdkos), scritta da un poi divenuto peso massimo assoluto degli sceneggiatori, come Eric Roth.

Autore tra le altre di cosucce come "Insider- dietro la verità" di Michael Mann, "Alì" dello stesso Mann, "Dune" di Villeneuve e "Killers of the Flower Moon" di Scorsese, fra le opere più recenti. Sei volte candidato agli Oscar, vinto come Migliore sceneggiatura Non Originale per "Forrest Gump" nel 1994, autore e co-autore fin dagli anni settanta di titoli di vario culto quali "Il Mediatore''(The Nickel Ride)(1973) di Robert Mulligan, "Detective Harper: acqua alla gola"(The Drowning Pool)(1975) di Stuart Rosenberg, e "Il Campo di cipolle"(The Onion Field)(1979) di Harold Becker, tra altri titoli meno noti ma di valore e peso.

Per non dimenticare della veramente molto bella e mai citata se non dai veri cultori colonna sonora jazzistico swing di Morton "Hawaii Five-O" Stevens, che ti sembra nei bei titoli di testa con Tim McIntire, calare nell'identico mood di un film di Don Siegel, musicato da Lalo Schifrin. Ma qui non siamo baggiani, e non ci lasciamo sfuggire proprio niente.

Semplicemente stupenda come sempre l'"esca" Susanne Benton, che avrebbe dovuto fare ben di più di quei pochi titoli seppure alcuni noti ma in ruoli minori, che ha fatto tra cinema e tv, basti la memorabile e "troppo fortunata" scena del ballo sinuoso nel bar notturno, con il suo vestitino di maglina stretto e corto celeste, per bruciare tutte le sinapsi dello spettatore maschile.

Bravissimo non bravo, e come sempre Andy Griffith, nelle sue crisi interiorizzate ma benissimo suggerite, e frustrazioni di una mezza età repressa e da troppi anni di mal menage matrimoniale con Ida Lupino, mal appagata, Michael Brandon con la sua faccia ironica da bravo ragazzo e al contempo espressiva qui diabolica, era da circa un triennio reduce da un thriller leggendario, fatto in Italia con un certo Dario.

 

John Nada

 

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