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50 km all'ora

Regia di Fabio De Luigi vedi scheda film

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La recensione su 50 km all'ora

di mm40
3 stelle

Alla morte del padre, Guido e Rocco si ritrovano dopo tantissimi anni. I due fratelli, sulla cinquantina entrambi, non potrebbero essere più differenti: estroverso il primo, introverso il secondo; sfuggente il primo, affidabile il secondo. I due, diffidenti inizialmente l'uno dell'altro, decidono di eseguire insieme l'ultima volontà del genitore: portare le sue ceneri a Cervia, dove c'è la tomba della madre. E per omaggiare i vecchi tempi dell'adolescenza i due partono con i motorini scassati che usavano da quindicenni, che raggiungono a malapena i 50 km/h.


Sì: bella l'idea, la base di partenza è decisamente alta, quasi poetica: il funerale del padre riavvicina due fratelli ormai cinquantenni che, pur cresciuti insieme, hanno perso le tracce l'uno dell'altro da tantissimi anni; i due partono insieme in un viaggio in motorino, come ai bei vecchi tempi. Ma il film in sé non ha altro da offrire, non lo hanno le situazioni evocate nella loro banalità, non lo hanno i personaggi incontrati privi di particolare vitalità e non lo hanno le gag francamente un filo prevedibili (la partita di pallone, la sagra paesana...). A chiudere il cerchio, dunque, ecco che la sceneggiatura di Fabio De Luigi e di Fabio Bognetti proviene da quella di Oliver Ziegenbalg per 25 km/h, diretto nel 2018 dal tedesco Markus Goller: insomma, neppure lo spunto di partenza era originale, in questa pellicola. Che è la terza regia cinematografica di De Luigi, e per la terza volta lo spettatore si chiede semplicemente perché il pur dotato caratterista romagnolo insista nel dirigere queste commedie prive di mordente, senz'anima e nell'interpretarle per di più, come già in Tre di troppo (2022) e in Tiramisù (2016). Quantomeno qui il Nostro ha come sparring partner uno Stefano Accorsi in formissima, che riesce a incidere anche meglio di De Luigi forse per via del suo personaggio, più sbrigliato e variopinto; tra gli altri elementi del cast troviamo anche Alessandro Haber, Marina Massironi e Paolo Cevoli, tutti e tre in particine di contorno (per quanto importante quella del primo: è il padre dei due protagonisti). 3,5/10.

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