Regia di Margherita Vicario vedi scheda film
"Gloria!", dal fortepiano al pianoforte, da Napoléon a Madame de Staël, si svincola dalla filogenesi della sperequazione dimostrandola.
Margherita Vicario (“Esercizi Preparatori”, “Arance e Martello”, “Minimal Musical”, “Cristian e Palletta Contro Tutti”, “Bingo”, “Perfetta Illusione”), romana classe 1988, assimilata (scientemente o meno, ma direi scientemente) la “lezione” - senza tirare in ballo Olmi, Piavoli e Brenta - dei fratelli Taviani (e pure del “Dancer in the Dark” di Lars von Trier: il prologo al lavatoio in cortile...
...e dintorni è lì a dimostrarlo), mette in scena (fotografia di Gianluca Palma – un mezzo totale d’ambiente su dolly all’inizio per localizzare geo-storicamente l’azione, poi panorami lagunari resi sette-ottocenteschi grazie all’umbratile albeggiare...
...e al barluminescente imbrunire e infine un rilanciante aprirsi alpino – e montaggio di Christian Marsiglia) e in musica (la colonna sonora è scritta con Davide “Dade” Pavanello) il copione (sceneggiato con Anita Rivaroli) del suo lungometraggio d’esordio, “Gloria!”, concedendovisi [e se il suffisso composto “vi” + “si” non esiste(sse) allora dovrebbe farlo] prima un cameo...
...visivo (costumi di Mary Montalto) e muto e poi uno, eh beh, vocal-canoro (prendendo il testimone dal viso in lauda d’una Galatea Bellugi - che sequela d’accenti! - diegetica sulle note e le parole di “Io Ti Vedo” mentre la MdP attraverso un carrello/zoom sfocia nel volto in pianto di Carlotta Gamba che regala un paio di “fortuiti” camera-look non indifferenti), firmando i crediti con un bel “diretto da” e non con “un film di”, e già questo ben predispone: poi il prosieguo dell’opera fa il resto, e lo fa bene (compreso il “!” del titolo, del tutto appropriato).
“Più temperamento con quello straccio!”
L’altro indimenticabile - e forse il più potente - momento prolungatamente live-on-stage, a parte il finale concertistico, più post-prodotto rispetto agli altri due, è quello in cui Veronica Lucchesi dei la Rappresentante di Lista intona a cappella “Questo...
...Corpo” da “Go Go Diva” (WoodWorm, 2018).
“Non chiedere le cose se non le capisci!”
Accanto a Bellugi, Gamba e Lucchesi, chiudono il cast, tra i “vecchi”, gli ottimi Paolo Rossi, laido, Natalino Balasso, viscido, e Stefano “Elio” Belisari, sempre supergiovane nell’anima contro i matusa di costituzione, tra i “giovani” Sara Mafodda, Maria Vittoria Dallasta e Vincenzo Crea (“il Primo Re”, “gli Indifferenti”) e, tra gli altri, Anita Kravos e Jasmine Mattei.
“Il cinema mainstream vive della pia menzogna che i grandi problemi dell’umanità possano essere risolti.” – Michael Haneke, BFI.
Prodotto da Tempesta e RAI, in concorso a Berlino e custodito nel mio cuoricino, “Gloria!”, “dedicato a tutte le compositrici che, come fiori messi a seccare, sono rimaste nascoste tra le pagine della Storia”, dona - col suo gineceo itinerante - un “lieto fine” a uno spicchio della caterva di umane legioni divorate dal Tempo, consapevole – come dovrebbe esserlo lo spettatore, a priori – del dis(in)canto e del torto, irreparabili, che “furono”.
"Gloria!", dal fortepiano al pianoforte, da Napoléon a Madame de Staël, si svincola dalla filogenesi della sperequazione dimostrandola.
* * * ¾ - 7.5
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta