Regia di Stuart Millar vedi scheda film
Nello stesso anno in cui Peckinpah celebrava con maschia nostalgia il mondo dei rodei ne L'ultimo buscadero, usciva un altro film nostalgico con la stessa ambientazione. La differenza del film di Millar da quello, è nel tono più realista e meno lirico, e nel non proporre in chiave mitica una figura di magnifico perdente; il protagonista, invece, è un orgoglioso pellerossa che riesce a trovare un'occasione di riscatto proprio nel mondo dei bianchi, ma capisce infine che la felicità sta non nello sfruttamento di ciò che si ama, nel suo caso il mondo dei cavalli, ma nell'armonia con esso, senza rinunciare alle proprie radici e senza farsi corrompere dai vizi che hanno rovinato il suo mentore. Ad impreziosire il film nei panni di quest' ultimo, poi, c'è quella vecchia canaglia di Richard Widmark, che ormai vicino ai 60 non ha perso un'oncia del suo carisma. Decisamente consigliato agli amanti del genere. Voto 7 e mezzo.
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