Regia di Marc Forster vedi scheda film
Marc Forster, prima di “Monster’s Ball”, aveva firmato questo film premiato al Sundance, che curiosamente prelude ad alcuni temi e allo stile del film successivo. La storia del film è semplice e terribile: la gravidanza di una perfetta mogliettina americana è funestata da segnali inquietanti, che si rivelano veritieri quando il neonato muore, semplicemente per arresto cardiaco, ventiquattr’ore dopo la nascita. Parte così il lutto, che ben presto sfiora la paranoia. Ma laddove il nostro Moretti ne proponeva una veloce elaborazione laica, Forster assume lo sguardo materno e si dirige verso un horror quotidiano alla Lynch. Il calvario della donna finirà, certo, con una seconda gravidanza. Ma nulla sarà come prima, perché nel frattempo lei avrà scoperto che le sue amiche sono odiose, il marito non vale granché, la madre non la ama, i sobborghi in cui vive sono un incubo e insomma la sua vita non ha senso. Forster esagera un po’ con la retorica del digitale e della macchina a mano, e per evitare il film-dossier finisce nel grand guignol, non arretrando davanti a nessun effettaccio. Ma il film ha una sua rozzezza scostante e non fasulla, e momenti davvero soffocanti (come il finale, tutt’altro che consolatorio).
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