Regia di Adam Brooks vedi scheda film
Phoebe (Brewster), appena diplomata, si mette sulle orme della sorella Faith (Diaz, che appare per 10 minuti), figlia ribelle e adorata dal padre, suicidatasi in Portogallo dopo una vita da figlia dei fiori. La verità è che Faith si era aggregata al gruppo estremista tedesco della Rote Armee (l’Armata Rossa, traducono pedissequamente nel film). La rivelazione-clou è al di sotto dell’immaginabile, ma nel frattempo ci scappa anche una storia tra Phoebe e l’ex di Faith. Immaginate “Anni di piombo” mostruosamente incrociato con i film-dossier di “Donne al bivio”. Aggiungete una particolare volgarità nel tirare in ballo la storia recente con ralenti “artistici” e pedanteria da turisti (a seconda dei luoghi, i personaggi declamano dialoghi tipo: «Portogallo. Qui nel 1974 l’esercito destituì il dittatore Salazar mettendo dei garofani nei fucili». Risposta: «Infatti la chiamarono la rivoluzione dei fiori»). Come ciliegina, una protagonista (Brewster) di cui il meglio che si possa dire è che scoppia di salute, e una povera Diaz hippie che sembra uscita da “Tutti pazzi per Mary”. Curioso comunque come gli anni del Movement e del Vietnam siano un incubo ricorrente nell’immaginario americano odierno.
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