Regia di Adam Brooks vedi scheda film
Nonostante titolo e cartellone dell’edizione italiana ammicchino all’appassionato di brividi estivi, non siamo di fronte ad un thriller, quanto a un delicato dramma degli affetti, diretto con garbo e recitato sottovoce. Ambientato negli anni della Contestazione, questo film è tutto tranne che una rievocazione nostalgica del periodo, sebbene ne compendi l’atmosfera, i sentimenti e persino la parabola storica (dall’idealismo al terrorismo). Nelle intenzioni del regista, in effetti, c’è soprattutto la volontà di raccontare una storia privata e intima: la “Rivoluzione” hippie è uno sfondo pittoresco, è – come da titolo originale – quel “circo invisibile” che le due protagoniste, sebbene per vie e con esiti diversi, scopriranno impossibile da mostrare anche agli altri. In perfetto accordo con l’etica del road movie che abbina sempre al viaggio reale il percorso di una coscienza, il film percorre una strada che è nel contempo effettiva ed ideale, rinunciando a facili effettismi e applicando la logica della verosimiglianza psicologica piuttosto che quella del colpo di scena. Se poi non tutto fila liscio come dovrebbe e qualche grumo narrativo affatica un pochino il plot, il retrogusto di vita vissuta è abbastanza plausibile da giustificarlo.
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