Regia di Jessica Hausner vedi scheda film
In un’Austria periferica e sporca di nevischio, l’adolescente Rita cerca di crescere. La sua famiglia piccoloborghese è quietamente alienata, la scuola non repressiva ma comunque soffocante. Rita urta contro tutti, e la sua sessualità inquieta la porta a chiudersi sempre di più. In fondo, non è nemmeno una ribelle, e il suo gesto finale, omicida e nichilista, non ha il sapore anarchico dei giovani di quarant’anni fa. Un po’ come il film, un’ora e un quarto di pedinamento in digitale, asfissiante e senza uscita. L’Austria narrata dalla esordiente Hausner sta a metà tra quella di “Canicola” (lo squallore di esterni e interni) e della “Pianista” (il patire di un personaggio femminile in inferni domestici), ma Rita non ha nemmeno la tensione al fuori-campo e al metafisico della Rosetta dei Dardenne. Eppure il disagio che il film trasmette non è del tutto programmatico, e aggiunge un altro tassello alla geografia dell’Europa depressa che molti seri registi di questi anni vanno costruendo.
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