Regia di Jessica Hausner vedi scheda film
Dopo il crudo e toccante “Canicola” di Ulrich Siedl bisogna ritornare nuovamente in Austria perché il cinema assolva a quello che è uno dei suoi compiti e meriti principali: riuscire a raccontare la realtà che ci circonda senza aver paura o la vergogna né tantomeno il pudore di puntare la macchina da presa sul “marcio” che inevitabilmente sottende alla vita di ciascun uomo.
E’ facile o quantomeno scontato e sicuramente di più facile appeal mediatico raccontare dei buoni sentimenti di cui nessuno mette in dubbio (in una visione per quanto “nera” dell’esistenza )che facciano parte del tessuto connettivo umano ma altro stile, rigore e lucidità è riuscire a fare del malessere, dell’apatia, del vuoto e dell’isolamento quotidiano dell’uomo una potente materia drammaturgia. Ed è quello che fa la regista austriaca Jessica Hausner in “Lovely Rita” (presentato al Certain Regard di Cannes 2001)”limitandosi” a seguire pedissequamente la vita di una giovane adolescente inquieta che non riesce ad adattarsi al mondo che la circonda.
Rita (l’attrice non professionista Barbara Osika, commovente nel suo silenzioso ed inascoltato grido d’aiuto) vive tra compagni di classe che non la sopportano e genitori che la rinchiudono nella sua stanza per punizione e neanche le gioie illusorie e brevi della scoperta del sesso (prima con un ragazzino vicino di casa più giovane e poi con un autista di bus più grande) la salveranno dall’inevitabile ed inconsapevole discesa libera verso un destino di naturale dolore. E senza orpelli ed abbellimenti di sorta Jessica Hausner diventa la prima complice di questo ineluttabile destino gettandoci addosso, in un film schietto e pulito, la faccia in ombra dell’esistenza umana.
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