Regia di Richard Rush vedi scheda film
Tre candidature agli Oscar, tra cui quella per la regia e l'attore non protagonista, andata a Peter O'Toole, furono un riconoscimento inaspettato a questo bizzarro lungometraggio, che assembla commedia, dramma, scene d'azione, ed un gioco di specchi sul mondo del cinema e sulla finzione. Un reduce dal Vietnam un pò sbandato fugge da un controllo della polizia, e rocambolescamente finisce sul set di un film di guerra: per la sua spericolatezza, viene assunto come cascatore, ed entra in contatto con la bella star femminile della pellicola, che con l'estroso e dispotico regista. Il quale lo prende in simpatia, ma, venuto a sapere della sua condizione di fuggiasco, lo usa per girare le scene più pericolose, contando sull'incoscienza del giovane. Richard Rush è stato un regista non molto prolifico, con soli cinque titoli all'attivo in quasi trent'anni di carriera, che qui abbozza un discorso sul cinema ed i suoi paralleli con la vita, ed il gioco dei ruoli: e, considerato che la pellicola è del 1980, va detto che Rush ha fatto qua un film molto "avanti", miscelando generi come è diventato di moda oggi. Però il saliscendi di ironia e momenti più drammatici non è sempre ben gestito, la musica, per quanto di discreto livello, a volte sottolinea fin troppo seriosamente le sequenze, e il lungometraggio ha perlomeno un quarto d'ora di minutaggio di troppo. Steve Railsback, poi visto non molto, fa un buon lavoro tratteggiando un personaggio borderline ingenuo e coraggioso, Barbara Hershey diffonde fascino e ambiguità, ma il migliore in scena è Peter O'Toole, che dà tocchi mefistofelici e ruffiani al suo uomo di cinema, entusiasta e crudele ad un tempo, amichevole e pericoloso. Giustissima, nel caso, la candidatura a lui.
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