Regia di Theo Anghelopoulos vedi scheda film
Liberato da mani oscure, Alessandro può lasciare le carceri – l’oblio – a cui venne destinato, per tornare al proprio villaggio, alla propria Storia. Può far ripartire l’orologio del paese, fermo ormai da tempi immemorati. Ma la sua liberazione, come ogni sua azione, non è frutto di una scelta personale. Dietro, sotto, di lato (l'inquadratura), si nascondono sempre gli artefici – i proprietari terrieri? l’esercito inglese? Egli viene sottratto dal suo tempo – vaga, nel film, vestito da comandante dell’esercito macedone, su di un cavallo bianco – e “gettato” agli inizi del Novecento. La messa in scena asseconda, dunque, un cinema di pura rappresentazione, amplificando il senso antirealistico del piano sequenza – tradendo e trascendendo Bazin.
Alla fine del film, Alessandro, ferito e morente, viene accerchiato brutalmente dal popolo: di lui resta la statua – il simulacro, l’involucro. L’Alessandro-bambino, però, vive ancora, costretto a vagare nel tempo, destinato a farsi ancora una volta mito.
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