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Baxter

Regia di Jérôme Boivin vedi scheda film

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La recensione su Baxter

di mck
9 stelle

“Il ragazzo mi aveva completamente frainteso.”

 

 

Circondato da due dicotomici capolavori quali “White Dog” di Samuel Fuller (e Curtis Hanson) del 1982 (tratto dal romanzo autobiografico/nonfinzionale “Chien Blanc” di Romain Gary del 1970, poi trasposto cinematograficamente con lo stesso titolo nel 2022 da Anaïs Barbeau-Lavalette con Denis Ménochet, Kacey Rohl e K.C. Collins nei ruoli di Gary/Kecew/Ajar, Jean Seberg e dell’addestratore di cani afroamericano e mussulmano), al quale più rassomiglia ed è accomunabile dal PdV del contenuto psicopatologico e della sostanza socio-politica, e Wiener-Dog” di Todd Solondz del 2016, ch’è riconducibile ad esso per l’assimilabilità dell’architettura della cronologica esposizione cronachistica fluidamente episodica, questo “Baxter” (che rispetto ai due lavori succitati di peculiare ha dalla sua il voice-over...

 

 

...canino diegetico), diretto e co-sceneggiato – treaendolo da “Hell Hound” di Ken Greenhall (uno dei pochi autori maschi ad utilizzare uno pseudonimo femminile: Jessica Hamilton) del 1977: “Each afternoon as I lie amid the odors of dryness and age I begin to think of the couple, and my excitement grows...” – con Jacques Audiard, anche autore dei dialoghi, da Jérôme Boivin (poi autore nel 1992 di “Confessions d'un Barjo” con Richard Bohringer dalle “Confessioni di un Artista di Merda” - “Confessions of a Crap Artist” - di Philip K. Dick) nel 1988-‘89 con una magnifica compagnia teatrale (Lisa Delamare, già madre di Martine Carol/Lola Montès per Max Ophuls, Jean Mercure, già Talleyrand per Abel Gance, Jacques Spiesser, Jean-Paul Roussillon, i giovanissimi, bravissimi e attori d’un solo film, questo, François Driancourt ed Ève Ziberlin, e la vocalizzazione dei pensieri tradotti/interpretati del bull terrier bianco affidata a Maxime Leroux), la splendida fotografia (pellicola Fuji in formato 1.78:1 e macchine da ripresa Samuelson Alga) di Yves Angelo (alle luci per Corneau, Dupeyron, Sautet, Miller, Berri, Leconte, Fontaine - “Tous les Matins du Monde”, “un Cœur en Hiver”, “Germinal”, “Police” - e poi anche regista di, tra gli altri, “le Colonel Chabert”, qui al suo esordio nell’illuminare il cinema narrativo dopo aver lavorato con Chris Marker per un documentario su Simon Signoret), il montaggio di Marie-Josée Audiard (“Kung-Fu Master!”, “Es ist nicht leicht, ein Gott zu sein”), le musiche di Marc Hillman e Patrick Roffé, le scenografie di Dominique Maleret e la produzione di Patrick Godeau, è loro degno pari: piccola meraviglia derivativa/innovativa e quasi senza eredi, m’a suo modo seminale.

 


Sinossi.
Un bull terrier bianco di nome Baxter viene regalato a una donna anziana da sua figlia. Col passare del tempo, il cane sviluppa un comportamento ferocemente aggressivo e finisce così per essere adottato da un’altra famiglia, e poi da un’altr’ancora, passando di padrone in padrone per motivazioni dettate in gran parte, ma non solo, dal suo comportamento, fino a quando incontra un ragazzino sociopatico, sottoinsieme neonazista…  

 


Canossi.
«Il bull terrier è un cane coraggioso, ma rispetto alle altre tipologie di terrier e di bull è caratterizzato da un temperamento calmo che si adatta bene alla vita in famiglia e ai bambini, anche se rimane comunque un cane con caratteristiche tali da aver bisogno di un proprietario che lo sappia gestire facendosi rispettare, educandolo con decisione e coerenza.» - Dalla voce di wikipedia.it dedicata al bull terrier. 

 


Citossi.
“They're like snails”, he thought. “They need the shells of their houses and automobiles. Not so much for shelter as for reassurance.” - Ken Greenhall - “Hell Hound” - 1977. 

 


Teaser/Trailer, Titoli di Testa e "Ich Liebe Dich": film presente nel catalogo Netflix Italia sino al 30 giugno 2023 in versione originale sottotitolata.

 

 

* * * * ¼ - 8.5   

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