Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
1950. Nell'acqua marina del golfo di Napoli nasce Partenope. Prima ragazza, poi donna, Partenope vive la sua giovinezza tra momenti lieti e meno lieti, successi e delusioni. Velleità artistiche non trovano soddisfazione; in compenso, grazie all'aiuto del suo mentore, il professor Marotta, fa carriera in ambito accademico ottenendo una cattedra di antropologia. Tra gli eventi negativi che ne segnano la gioventù, il sucidio del fratello Raimondo. Sullo sfondo, la città di Napoli, con le sue mille contraddizioni e l'invidiabile resilienza. Diretto da Paolo Sorrentino, "Parthenope" racconta la storia di una giovane di famiglia agiata descrivendone i profili intellettuale, sentimentale, emozionale. Partenope ha soddisfatte le necessità primarie; giunta intorno ai venti anni, deve scegliere cosa fare della sua vita. Incuriosita dall'antropologia, sceglie di iscriversi alla relativa facoltà, dominata dall'arcigno e severo docente Devoto Marotta; la sua sensualità le attira l'attenzione degli uomini, tra i quali quelli che le sono più vicini. Sandrino, il figlio della governante della grande magione ove vive, e Raimondo, il fratello, il quale sviluppa per lei un interesse morboso destinato a rimanere insoddisfatto. Nel corso di una vacanza a Capri tale ossessione si trasforma in tragedia; Raimondo comprende che nessuna donna sarà per lui come Partenope, e, mentre quest'ultima si concede a Sandrino dopo aver flirtato con uomini più grandi e maturi, la sua fragilità lo spinge al suicidio. Ciò determina una frattura insanabile tra la ragazza ed i genitori, i quali "si chiudono", rinunciano a vivere, addossandone le colpe a Partenope. Ella ne soffre, accusa il colpo, cerca una spiegazione nella materia di studio; chiede al professor Marotta di essere una sua tesista, proponendo quale argomento l'atto del suicidio. Il severo professore non batte ciglio, di fronte alle lacrime della ragazza - le quali sgorgano probabilmente per l'improvvisamente maturata consapevolezza che ciò non lenirà il suo dolore - e le propone un altro argomento. Il miracolo. Contemporaneamente, Partenope tenta d'inserirsi nel mondo della recitazione. Ella è portata per fare l'attrice; è un ruolo che l'affascina. E' di spirito, ha la risposta sempre pronta, mostra arguzia, a volte superbia. L'approccio con i personaggi dell'ambiente, tuttavia, la sconforta; ne riscontra manierismo, poca genuinità, insoddsfazione. Il contatto non è sterile, le dà la possibilità di conoscere un individuo distinto, tal Roberto Criscuolo, il quale la conquista con modi sicuri e gentili allo stesso tempo e le consente la conoscenza con una Napoli misteriosa, oscura, sotterranea; Criscuolo è un camorrista di rilievo, la conduce nella notte di Capodanno, tra i vicoli del centro, ove vivno gli ultimi della società, ammucchiate nei bassi. Qui il popolo rende omaggio all'"eminenza", la quale dispensa carezze e denaro. Ed ancora in questo quartiere, Partenope assiste ad un ancestrale rito di accoppiamento, la "grande fusione", il quale ha valenza di patto tra due centri di potere. Ed altre esperienze sconvolgenti l'aspettano; rifiuta un figlio generato con Criscuolo, e si concede ad un porporato in cambio di rivelazioni sul miracolo di San Gennaro. Incidentalmente, ciò le vale una laurea con il massimo dei voti. E la preferenza, anche umana, del professor Marotta, il quale la sceglie prima quale sua assistente, e, alcuni anni dopo, le propone la docenza. Partenope ha modo di conoscere il "segreto" del professore. Un figlio, dal corpo grottescamente deforme e la mente sottosviluppata, assolutamente inabile al movimento, del quale l'uomo di cultura si prende cura da solo. Partenope lascia Napoli, s'immerge nel lavoro, vive l'intera carriera di docente a Trento. Stimata dai colleghi e dagli studenti, entrata in quiescenza, torna nella città d'origine per aprire un nuovo capitolo della sua vita, e regolare i conti con le ferite lasciate aperte in passato. Interpreta la protagonista l'attrice Celeste Della Porta. Sensuale, a volte sfacciata, elegante, a tratti insicura, consapevole del proprio fascino, del proprio benessere, del proprio background culturale, Partenope va avanti senza particolari ansie mentre il mondo intorno cambia; un fratello muore, amori ed interessi giovanili lasciano spazio a questioni più "adulte". I genitori escono lentamente dalla sua vita. Li sostituisce in un ruolo originale e quasi paritario il docente Marotta, interpretato da Silvio Orlando. L'accordo che si stabilisce tra i due ad inizio conoscenza prevede che uno non giudichi l'altro; ciò consente loro di condividere il sincero interesse per la materia di studio senza altri condizionamenti. Ma è inevitabile che l'anziano professore, infine, ceda, rendendo evidente alla sua ormai ex-allieva le cause del suo cinismo, della sua disillusione. L'antropologia, afferma, consente di trovare risposte alle domande che non ne hanno ricevute attraverso i filtri delle emozioni. La conoscenza, ultima consolazione per persone che non possono avere più speranza. Brevi apparizioni per Luisa Ranieri (Greta Cool), Isabella Ferrari (Flora Malva), Gary Oldman (lo scrittore John Cheever). Altro protagonista del racconto, è la città. Una Napoli come Parthenope, fuori dal tempo, affascinante nelle sue contraddizioni, palpitante di vita, solare e notturna contemporaneamente. Il film non ha un ritmo sostenuto, ma non ci si annoia. Varie le ambientazioni, molto evocative; diverse le sequenze segnanti, in particolare gli eventi connessi al soggiorno in Capri; il rito della "grande fusione"; il rito della liquefazione del sangue di San Gennaio, ed il suo seguito; l'incontro tra Partenope ed il figlio del professore. La commedia si alterna al dramma, prevalgono toni grotteschi; una messa in scena ineccepibile. Mi lascia perplesso l'epilogo; la protagonista lascia la città per trenta anni, vi fa ritorno in età matura (in queste ultime sequenze, è interpretata da Stefania Sandrelli). Immaginiamo dai pochi dialoghi presenti in questa fase che la sua vita sia stata ricca di traguardi professionali; non altrettanto di soddisfazione personale. Inevitabilmente, ne sono causa le ferite aperte in passato; ma è possibile che una donna così istruita e volitiva abbia voluto attenderte decenni, l'ultima fase della sua vita, per confrontarsi con esse ? Unico dettaglio stonato in un film piacevole da vedere, dai tempi sapientemente dosati, ben interpretato. Paolo Sorrentino dà una ulteriore conferma delle proprie capacità.
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