Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: PARTHENOPE
Napoli è una città che ammalia, che ti strega, che ti fa innamorare, che muori dopo che la vedi, è volubile, non approfitta della sua bellezza ma rimane inspiegabilmente sedotta dal fascino magnetico della camorra e della Chiesa truffaldina che si nasconde dietro il Miracolo di San Gennaro.
Parthenope è una donna che ammalia, che ti strega che ti fa innamorare e morire e……E’ soprattutto una donna dalla risposta sempre pronta con gli occhi sempre tristi.
Paolo Sorrentino con Parthenope realizza forse il suo film più Felliniano nel senso più allegorico e metaforico e al tempo stesso il suo film più erotico e seducente dove mescola l’amore romantico con l’incesto, prostitute opulenti e dive ossessionate dal sesso anale, rapporti sessuali pubblici e rapporti sessuali privati che vanno oltre la blasfemia.
Parthenope è una tesi in Antropologia firmata da Paolo Sorrentino che ha interiorizzato in tutta la sua filmografia e che adesso vuole condividere con il suo pubblico. Perché lui è il miglior maestro dell’arte del Vedere e soprattutto del far vedere. Ogni scena è uno stupendo quadro che viene raccontato dalle cosiddette “Frasi a Effetto” che caratterizzano il cinema sorrentiniano. Parthenope non è un film lineare, è una pinacoteca e lo spettatore farà un percorso di 138 minuti uscendo sotto i sintomi di una Sindrome di Stendhal che lo farà piangere senza motivo per contemplare la sua bellezza attraverso le note di Riccardo Cocciante e la sua struggente “Era già tutto previsto”.
Come fe fece Fellini con Roma, Paolo Sorrentino descrive la sua Napoli attraverso la vita di Parthenope raccontata in uno spazio temporale destrutturato ma ben definito.
Come una sirena, nasce in acqua salata in una calda giornata del 1950, il suo padrino è l’armatore Achille Lauro che le regala come culla un letto proveniente direttamente da Versailles.
Se “E’ stata la mano di Dio” si apriva dall’alto e la cinepresa volava per farci entrare dentro il magnetismo e il mistero della città, Parthenope inizia dal mare visto come liquido amniotico che conserva e diventa fonte di vita.
In Parthenope, Paolo Sorrentino cerca di mettere il suo amato Ferito a morte di Raffaele La Capria (la sua opera desiderata ma mai raccontata dal regista) raccontando quella gioventù napoletana così povera e pigra che si donerà una vacanza caprese che segnerà per sempre la fine dell’adolescenza e l’inizio forzato e drammatico verso l’età matura.
In quell’estate Parthenope inizierà il suo percorso che la farà diventare donna: l’incontro col suo scrittore preferito John Cheever interpretato da un Gary Oldman trasandato e sofferto, l’amore giovanile con Sandrino che in realtà rappresenta il cuscinetto affettivo che le serve per contenere l’amore del fratello Raimondo, l’incontro col professor Marotta la figura paterna che l’è sempre mancata ma soprattutto la seduzione subita ma fortemente desiderata tramite gli incontri con un camorrista Gagà e il vanitoso Cardinale Tesorone detentore del tesoro di San Gennaro e con aspirazioni di diventare il Na…Pope.
A seconda di chi la incontra, Parthenope è sia Diva che Santa come la città che le ha donato il nome ma soprattutto il destino.
Non manca la stoccata nei confronti del cinema e del suo divismo con due figure femminili che nascondo la propria bellezza sfigurata e decadente dietro una maschera o una parrucca.
Le Flora Malva e Greta Cool interpretate con grande fascino e maestria da Isabella Ferrari e Luisa Ranieri sono due figure che sarebbero piaciute tantissimo a Federico Fellini e un po’ meno a Sophia Loren che viene indirettamente presa di mira, due figure che fanno uscire lo scrittore Paolo Sorrentino che scrive per loro due monologhi sofferti e rabbiosi.
Se Celeste Dalla Porta è un’esordiente che accetta la sfida che le mette davanti Paolo Sorrentino vincendola, sono le vecchie volpi di Silvio Orlando e Stefania Sandrelli che danno a Parthenope quel taglio di grande cinema da vedere e rivedere per cogliere quelle sfumature che sicuramente sono state perse a una prima visione.
E al termine del film, con i titoli di coda che apparivano di lato, ho avuto un solo pensiero. Vorrei vivere una vita scritta e diretta da Paolo Sorrentino.
Voto 8,5
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