Regia di Paolo Sorrentino vedi scheda film
come gli accade da qualche film, Sorrentino fa il miscelatore di aforismi, assegnandone un buon numero ai suoi personaggi principali, la cui identità dovremmo identificare, così come dovremmo decidere se amarli o disprezzarli, grazie a queste pillole di filosofia che ci dispensano in grande quantità. Gli aforismi sono un vezzo letterario che il lettore può accettare e anche gradire dato che può fermarsi, posare il libro e riflettere sul significato in sé di quella breve sentenza e sul senso che ha nel contesto in cui è collocata. Non si addice al cinema, a meno che non si voglia stupire lo spettatore, fargli pensare che tutti i protagonisti del film e il film stesso sono un condensato di saperi e di cultura, e gli si voglia suggerire che possono rilassare il cervello soltanto nel breve lasso di tempo che separa un aforisma dal successivo. Ma tutto ciò trasforma i personaggi, che sono persone, in stereotipi, toglie loro qualunque profondità, anche quando la vicenda assume risvolti drammatici. Certamente Sorrentino sa benissimo come si dirige un film, e anche Parthenope ne è una prova, ma dà proprio l'impressione di peccare di narcisismo e di perdere delle grandi occasioni.
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