Regia di Georg Tressler vedi scheda film
La leggenda alpina della Sennenpuppe (bambola dei pastori) è alla base di un dramma, con accese venature sexy (garantite dalla presenza di Pamela Prati), che sconfina lentamente nell'horror. Lo stesso argomento verrà riproposto nel 2010 nello sconosciuto, ma altrettanto bello, "Sennentuntschi".
XIX° secolo, sulle Alpi svizzere. Dopo un rigido inverno, i mandriani Senn (Peter Simonischek) e Hirt (Giovanni Früh) vengono incaricati di spostare il bestiame verso l'alto di una montagna, denominata "Roccia Nera", sperando di evitare possibili valanghe. Durante il tragitto vengono accompagnati dal più giovane Handrbub (Andy Voß). Il piano di trascorrere l'estate dedicandosi alla custodia della mandria di mucche si trasforma in una frustrante esperienza: le loro personalità disfunzionali, accompagnate da una libido repressa, iniziano a prendere il sopravvento quando Handrbub trova una strana radice d'albero a forma di volto umano, decidendo di dargli un aspetto femminile tramite l'applicazione di una primordiale parrucca di paglia. Quella stessa notte Senn e Hirt si ubriacano e, notando la strana radice, decidono di usarla per realizzare una bambola a grandezza naturale, costruita per mezzo di vecchi vestiti, paglia e legno. Ubriachi e privi di pudore, i due battezzato la creazione con un forte liquore, offrendole persino del cibo. Con loro enorme sorpresa, quel fantoccio prende vita assumendo le perfette forme di una bellissima donna (Pamela Prati). La "creatura", rifiutando di cedere il suo corpo, diventa aggressiva e violenta, iniziando una caccia spietata ai tre, spaventati, pastori.
"Ego te baptizo in nomine Patris, et Filii, et Spiritus sancti."
(Senn battezza la Sennenpuppe)
Posseduta: Pamela Prati e Peter Simonischek
Piccolo, elegante, misconosciuto, gioiellino cinematografico diretto con grande cura da Georg Tressler (1917 - 2007), regista tedesco dalla lunga filmografia, purtroppo confinata perlopiù al circuito televisivo. Quando si è adoperato dietro la macchina da presa per opere destinate alle sale ha, quasi sempre, lasciato il segno. Tra questi ultimi lavori, citiamo un paio di titoli giunti anche sui nostri grandi schermi: Venus foemina herotica (1974), fanta-erotico che mostra in azione cinque aliene giunte sulla terra alla ricerca di sperma (evidentemente l'ispiratore della versione italiana di Spermula) e Notti peccaminose di una minorenne (1975), erotico ambientato sulle Alpi nel periodo in cui andavano di moda le commedie sexy bavaresi. Non va però dimenticato il suo esordio nel lungometraggio, rappresentato da un dramma con venature noir (Pecore nere, 1956). Con Sukkubus, film di addio alle sale, Tressler anticipa Sennentuntschi (Michael Steiner, 2010), adattando per la prima volta in sceneggiatura la leggenda alpina nota come "The guschg herdsmen's doll", i più recenti The Witch (Robert Eggers, 2015), Hagazussa: La strega (Lukas Feigelfeld, 2017) e Non sarai sola (Goran Stolevski, 2022) nonché, più in generale, il revival di questi ultimi anni, fatte le dovute differenze d'ambientazione, del folk horror. Sukkubus colpisce per la sua ambientazione opprimente, una location alpina naturale in cui il tempo sembra essersi fermato, nella quale si agitano tre sventurati protagonisti (tra parentesi: eccezionali attori), sempre a contatto con nuvole basse e cielo coperto, vento, temporali, slavine di neve e torrenti d'acqua gelati. Inevitabile, in un contesto di tale isolamento e di costanti insidie, rivolgersi a Dio, come più spesso fanno i protagonisti, invece che allo Spirito Santo o ai santi (in particolare al protettore degli animali, Sant'Antonio, indispensabili a garantire il necessario per la sopravvivenza). Di breve durata (80 minuti), con ampio margine di tempo concesso al rapporto, anche contrastato e in certi casi deviante, fra i tre "maschi" solitari, il film procede per oltre 45 minuti immergendo lo spettatore in uno scenario drammatico, quando non da incubo per i vincoli naturali, per la solitudine e per la mancanza di stimoli esistenziali a cui sono soggetti i pastori.
Posseduta: Pamela Prati e Andy Voß
Il demone che prende vita dal fantoccio di paglia ha le fattezze della bellissima Pamela Prati, soubrette e attrice che in un paio di occasioni si è trovata a lavorare in trasferta, su set svizzeri (oltre a questo, compare anche in Cheeeese, 1988). Il suo è un ruolo poco approfondito sulla carta, limitato alle sensuali esibizioni del sinuoso corpo nudo, en plein air, ripreso spesso in campo lungo. Il trucco riservatole si limita a un paio di lenti a contatto, altrimenti - eccezion fatta per una calza rossa - il regista ha avuto il buon gusto di valorizzarne la seducente, provocante, perfetta forma fisica mostrandola costantemente priva di abiti. Qualche scena splatter (compresa una reale, spiacevole, sequenza di macellazione ai danni di una mucca) contribuisce a mantenere alto il thriller, che prende il sopravvento nell'ultima mezz'ora. Il titolo italiano snatura il senso di quello originale, ponendosi agli antipodi: stando a un'antica tradizione, per succùba - etimologicamente, dal latino, "giacer sotto" - si allude agli attacchi notturni in camera da letto, riservati a uomini posseduti da demoni femminili. Significato esattamente opposto a quello di incùbus (giacer sopra), in cui la dinamica sessuale (tra aggredito e aggressore) è generalmente ribaltata, per cui in tal caso il demone si porrebbe sopra la donna. In effetti, nell'opera di Tressler, "posseduta" dai protagonisti è la bambola artigianale, mentre la bella Pamela, in carne ossa, "possiede" - con esiti tutt'altro che piacevoli - gli incauti maschilisti.
Posseduta: Pamela Prati
Posseduta: Pamela Prati
Visto censura [1]
Il rilascio del nulla osta (n. 88052), Posseduta lo ottiene per conto della Film International Company, in data 12 ottobre 1992, senza alcuna limitazione d'età alla visione, ma in una versione quasi certamente tagliata (quella circolante in home video si ferma a 74'34", contro gli 80' dell'integrale).
Nel verbale della Commissione di revisione cinematografica viene indicato un metraggio (dichiarato) inesatto, corrispondente a soli 863 metri (poco oltre 32' a 24 fps).
NOTA
[1] Dal sito "Italia Taglia".
Posseduta: Pamela Prati
"L'essenza della donna è un abbandono sotto forma di resistenza."
(Søren Kierkegaard)
Trailer
F.P. 31/05/2023 - Versione visionata in lingua tedesca (durata: 80'12")
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