Time and Tide, Tsui Hark, 2000
Primi anni 2000, il maestro Tsui Hark ha già scritto pagine importantissime della storia del cinema; il nostro amico si è addirittura tolto lo sfizio di lavorare ad Hollywood ma la voglia di tornare nella sua amata Hong Kong è tanta e visto che stiamo parlando di un perfezionista non poteva che rientrare a casa con un carico da 90.
Time and Tide è tra i crime-movie più complessi e fantasmagorici che troverete su piazza, una stratificata riflessione sul mondo e sul cinema in continuo cambiamento laddove spesso i confini geografici vengono cancellati in nome della globalizzazione ed ecco che tramite un brusco stacco di montaggio distinto da una transizione altamente "post-moderna" dalla caotica Hong Kong veniamo catapultati in una tetra e deserta periferia brasiliana popolata però da hongkoghesi pronti a darsi battaglia per un borsone pieno di soldi.
Ad ogni modo facciamo un passo indietro e ripensiamo ai primi minuti.
Hark apre il suo ennesimo capolavoro sfoggiando un trasognante medias res, immergendoci in una caotica notte hongkonghese tra luci al neon e vicoli pieni di gente; come se non bastasse il tutto è commentato da una sarcastica voice-over che decanta la Genesi, atto simbolico e utile a comprendere alcuni aspetti della società contemporanea locale dedita al successo e al denaro.
«Loro sono condannati dalla società perché non hanno soldi», così esclama il personaggio di Nicholas Tse in riferimento ad i suoi colleghi di un'agenzia di sicurezza irregolare (capitana da sempre immenso Anthony Wong).
Benissimo, arrivati a questo punto però parliamo del piatto forte del film ossia la regia divina ed aliena di Hark; Il cineasta hongkonghese raggiunge vette impossibili da replicare proponendo una serie di sequenze action letteralmente folli e magnifiche e partiamo dall'assedio/agguato subito da corpi speciali brasiliani ad opere di un'elitè di mercenari, il tutto all'interno di una struttura semi-abbandonata.
La sequenza inizia mostrando alcuni stilemi quasi da disaster movie: in una strada abbandonata, durante una notte cupissima con una tempesta incombente, un furgonato della polizia frena improvvisamente e lascia sulla strada una squadra speciale armata fino ai denti.
Il team entra in una struttura fatiscente ed incontra uno strambo "portiere" (Joventino Couto Remotigue).
Le cose non sembrano procedere per il verso giusto e basta un secondo ed ecco scoppiare una scenogrfica e cervellotica sparatoria:
Hark sfoggia diversi long take con movimenti di camera serpentini e frammentati alternati da panoramiche a schiaffi tonitruanti, carrellate laterali e mexican standoff satirici e fugaci (dopo tutto la pistola non parla spara, almeno così esclama Joventino subito dopo aver trucidato il suo rivale).
Epico poi il finale della sequenza costituito da un freezer-frame, tableau vivant e ancora freezer-fraze che servono a mostrarci l'uccisione dell'ultima guardia brasiliana (disintegrata da un mare di granate).
Signori vi ho descritto solamente la prima sparatoria ma vi posso assicurare che Hark replicherà il tutto nei gunfight successivi aggiungendoci sempre qualcosa di nuovo e spettacolare, dal suo amore per il trasformismo all'utilizzo di mezzi di fortuna che richiamano il wirework, fino ad una gestione fenomenale dello spazio scenico oppure la rappresentazione di frangenti ultra hi-tech e non dimentichiamoci di sequenze "scomposte" da jump-cut e rallenty stilosi.
Così per non farsi mancare nulla, Hark di tanto in tanto inserisce altra carne sulla brace con false-soggettive, semi-soggettive, shake-camera e dutch angle a iosa oppure inseguimenti multipli a livelli (A insegue B che insegue C e quest'ultimo insegue A e quindi anche A insegue C ).
Lo trovate su Netlfix, quindi zero scuse e fiondatevi a recuperarlo.
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