Regia di Manuel Esteba vedi scheda film
Sconosciuto, per lungo tempo irrecuperabile, horror spagnolo ispirato da precedenti lavori italiani a tematica "sex & violence". Produce, scrive e dirige Manuel Esteba, autore che, anche in questa circostanza, recupera un brano di Stelvio Cipriani composto per il film Un'ombra nell'ombra (1979) ma già apparso in "Zombi" (1978) e poi "Virus" (1980).
Norma (Rosa Romero), una studentessa di parapsicologia, convince due amiche - Laura (Diana Conca) e Andrea (Viki Palma) - a seguirla in un villaggio abbandonato dai tempi della Seconda guerra mondiale, per praticare la psicofonia in una casa spettrale. Per via di un guasto alla macchina le tre ragazze rimangono bloccate nella zona in cui si trovano, montuosa e rurale, apparentemente deserta, eccezion fatta per la presenza di una stravagante pittrice María (Mirta Miller) che vive in totale isolamento supportata, nello svolgimento delle mansioni quotidiane, dal figlio muto (Ovidi Montllor). L'artista si dimostra disponibile a prestar loro soccorso, ospitandole provvisoriamente nella sua tetra dimora.
"Certe case, come una certe persone, riescono in qualche modo a proclamare subito il loro carattere maligno. È l'aroma delle azioni malvagie commesse sotto un particolare tetto, molto tempo dopo che gli effettivi autori sono morti, che fa venire la pelle d'oca e rizzare i capelli. Qualcosa della passione originaria del malfattore, e dell'orrore provato dalla sua vittima, entra nel cuore dell'osservatore innocente."
(Didascalia conclusiva, accreditata ad Algernon Blackwood)
Sulle suggestive note di "The Hour of Infernal Game" [1] (i cui crediti musicali, rimandano a una fittizia CAM España S.A.), scorrono titoli di testa su sfondo nero, anticipati dalle prime immagini del film che sono ambientate nel 1942 e mostrano una serie di sequenze, casualmente, simili a quelle presenti ne La casa con la scala nel buio (Lamberto Bava, 1983): alcuni bambini stanno giocando a calcetto quando, improvvisamente, il pallone attraversa una porta, finendo all'interno di un'abitazione, rotola poi lungo una scalinata, presto raggiunta da un bambino. Incuriosito, il piccolo scende le scale, inoltrandosi verso le tenebre, senza più farne ritorno. Il motivo della sua scomparsa verrà spiegato nelle battute finali, che mettono il luce la tragica vicenda del personaggio interpretato da Vicenç Manel Domènech, anziano padre della pittrice, ribelle al regime nazionalista condotto, ai tempi della Seconda guerra mondiale, in un campo di prigionia. L'assassina, infatti, agisce sotto influsso di un trauma, una violenza sessuale (sempre opera dei nazionalisti), dalla quale ha avuto il figlio muto interpretato da Ovidi Montllor. Questo per dire che la sceneggiatura, opera dello stesso regista (Manuel Esteba) in coppia con Xavier Flores, ha una sua logica ed è scritta con coerenza e buon ritmo. La messa in scena, purtroppo, risente di un budget (produttore ne è lo stesso regista) evidentemente risicato, che influisce anche sulla scelta di un cast, eccezion fatta per Mirta Miller, di terza categoria. Influenzato chiaramente da buona parte della cinematografia bis italiana, non soltanto per il recupero della soundtrack [2], ma per contenuti sex & violence di basso profilo [3], Esteba gira direttamente in video, in maniera veloce con macchina a mano, applicando l'abituale tecnica dello zoom anche in zone ristrette ed eseguendo ripetute panoramiche. Ne esce un prodotto ovviamente destinato solo ai cultori di un certo tipo di cinema, quello a basso costo, immerso in macabre e inquietanti atmosfere. Tanto a basso costo, che gli effetti speciali si limitano all'uso di vernice colorata, deputata a rappresentare il sangue delle vittime. Sexo sangriento, però, non è uno splatter, restando la sequenza degli omicidi confinata all'ultimo quarto d'ora. E anche come erotico delude tutte le, pur minime, aspettive. Ha però qualcosa che riesce a renderlo, se non bello, sicuramente attraente: un costante clima di pericolo, di mistero, di angoscia ben resa sullo schermo dagli sguardi allucinati della minacciosa Mirta Miller.
Sexo sangriento: Mirta Miller e Ovidi Montllor
Location
Dai titoli di coda, apprendiamo che Sexo sangriento è stato girato nei seguenti luoghi: Castillo de Loharre, Formigal, Valle de Astun, Valldoreix, Mountmany, Sant Cugat del Vallés, Tatami (Barcellona).
NOTE
[1] Brano accreditato a Stelvio Cipriani per il film Un'ombra nell'ombra (Pier Carpi, 1979), in origine composto - a firma dei Goblin - per la versione italiana del cult Zombi (1978) di George Romero, quindi riciclato in Virus - L'inferno del morti viventi (1980) di Bruno Mattei.
[2] Cifr. recensione di Porno: Situación límite, film nel quale Esteba utilizza la colonna sonora, sempre opera di Cipriani, realizzata per La polizia ringrazia (Steno, 1972).
[3] I rapporti lesbici tra le protagoniste, la parossistica scena di violenza con lama infilata nel basso ventre (ci si riferisce all'omicidio mise en scène alla stregua di uno, quasi identico, presente nel truce Giallo a Venezia, 1979, di Mario Landi) e il continuo riprendere dettagli macabri (tombe, teschi, quadri che sembrano uscire da un fumetto di Oltretomba) rimandano, per affinità elettiva, alla poetica sexy-macabra di Joe D'Amato, individuabile in particolar modo in tre suoi horror di culto: Buio Omega (1979), Antropophagus (1980) e Rosso sangue (1981).
Sexo sangriento: (da sinistra) Ovidi Montllor, Diana Conca e Mirta Miller
"Da sempre avvertiamo una certa parentela tra l'amore e la morte. In ogni gesto sessuale profondo c'è uno spasmo di morte, come perdita dell'Io, come cedimento del limite."
(Umberto Galimberti)
The Hour of Infernal Game (Stelvio Cipriani)
F.P. 01/06/2023 - Versione visionata in lingua spagnola (durata: 77'50")
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