Regia di Alessandra Populin vedi scheda film
Escludendo i casi di Aldo, Giovanni e Giacomo e di Roberto Benigni, i cui strepitosi successi cinematografici confermano come bisogna tenere rigorosamente separati i tempi, le situazioni ed i “personaggi” televisivi dalle storie che invece si vogliono raccontare sul grande schermo, sono rarissimi i buoni film che segnano il passaggio degli attori comici e cabarettisti televisivi al cinema .
Eppure si continua ad investire in operazioni di questo stampo: allora assistiamo al deludente esordio al cinema di comici come Luciana Littizetto (“Ravanello Pallido”) o di Teo Teocoli (“Bibo per sempre”) ma , allo stesso tempo, altri comici sembrano invece avviati sulla buona strada come la coppia “Ficarra e Picone” che hanno esordito con la divertente e nient’affatto banale commedia “Nati stanchi” o come il coraggioso Francesco Salvi alle prese con un inedito ruolo drammatico nel sottovalutato film di Franco Angeli “La Rentrée”.
Ma in “Operazione Rosmarino” diretto dall’esordiente Alessandra Populin e che segna il debutto come protagonista al cinema del comico Marco Della Noce si continua a fare un passo indietro. Ancor più indietro se Della Noce, fattosi conoscere grazie a programmi come “Zelig” o “L’Ottavo Nano” , ripropone al cinema il suo personaggio televisivo Larsen, l’eterno “fumato” dalla stridula e gracchiante voce, sopportabile nella breve durata di uno sketch ma veramente fastidiosa per tutta la durata di un film.
Attorno è stato sufficiente costruirgli un’esile trama (Larsen dovrà recuperare la moglie del suo capo, scappata con un bellimbusto, e così non perdere il suo lavoro) per mandare allo sbaraglio un attore che vede così sprecata la sua occasione. Nè la regia di Alessandra Populin, che fa l’occhiolino ai film di Mel Brooks giocando sui toni grotteschi e surrealdemenziali con risultati poco confrontabili con il suo modello ispiratore, né un cast di comprimari in parte, alcuni dei quali una gradita sorpresa come la “vogliosa” Claretta di Marina Giulia Cavalli o la moglie traditrice Silvia di Anna Falchi che continua a giocare abilmente sul suo ruolo di sex symbol , riescono a dare al film quella freschezza, calore e ritmo spumeggiante che lo avrebbero salvato da un ancor più clandestina ed anonima uscita estiva.
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