Regia di Gary Fleder vedi scheda film
Si potrebbe definire "Impostor" come la versione futuristica de "Il fuggitivo". Tratto da un racconto di Philip K. Dick racconta infatti la caccia all'uomo in un futuro piuttosto inquietante e molto simile ai tanti film ispirati ai romanzi del celebre scrittore. Nel 2079 la Terra è in guerra con gli alieni Alpha Centauri. Le città sono protette da uno scudo magnetico, in ogni persona sono inseriti dei chip numerati per consentirne il riconoscimento. Il celebre scienziato Spence Olham sembra avere trovato un'arma per salvare l'umanità ma un agente del governo (interpretato da Vincent D'Onofrio che insieme a Tony Shalhoub viene dritto dal set di "Men in black", dove peraltro erano gli alieni) ritiene che Spence sia una spia aliena clonata, con innescata una bomba pronta ad esplodere. Come in "Blade runner" ancora un replicante da neutralizzare, come in "Minority Report" una fuga per dimostrare la propria innocenza, come in "Atto di forza" lo spaesamento di chi non sa più distinguere ciò che è reale da ciò che è fantasia, ciò che è umano da ciò che è alieno. Certo Gary Fleder non è né Ridley Scott né Steven Spielberg né Paul Verhovhen, ma, riscattandosi dopo gli opachi, monotoni e deludenti "Il collezionista" e "Don't say a word" riesce a confezionare un buon prodotto di intrattenimento, ricco di tensione, che invece mancava completamente nei due thriller sopra citati, con alcune buone sequenze d'azione e soprattutto la capacità di insinuare nello spettatore il dubbio, la paura, l'inquietudine che affliggono i personaggi fino al sorprendente, disturbante e per nulla scontato finale. Certo non mancano soluzioni narrative facili e banali (come ad esempio la prima fuga di Space dopo la cattura, troppo semplice e scontata), alcune ripetizioni inevitabili o colpi di scena telefonati e concessioni alla moda imperante, compresi duelli alla "Matrix", ma la storia sulla coscienza e difficile consapevolezza di essere ancora un umano o un alieno, una realtà o un clone, l'impossibilità di avere fiducia in chiunque ti circonda, compresa la propria moglie, ha un suo fascino, l'ambientazione è suggestiva, gli interpreti efficaci. Certo consiglieremmo a Gary Sinise, anche produttore e perfetto nel ruolo del protagonista, di evitare altri viaggi nello spazio, visto che dopo lo splendido "Mission to Mars" si trova ancora alle prese con i misteri e le paure di un mondo futuro, incerto e complesso, e soprattutto con un amore travagliato e sofferto. Un piccolo film passato inosservato nelle sale dove è uscito in piena estate, ma meritevole di una visione, anche perché in controtendenza rispetto alla fantascienza moderna, intimistico, riflessivo quasi filosofico, decisamente molto più intelligente della media dei blockbuster holliwoodiani.
Voto: 7
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