Regia di John Woo vedi scheda film
Sulla guerra molto è stato scritto e molto è stato cinematografato. Non è un capolavoro del genere, ma la pellicola di Woo è degna di rispetto. Innanzitutto il regista riesce a evitare un'americanata sfruttando in maniera intelligente le tradizioni dei navajo, per cui un finale senza bandiera americana (che però appartiene al triste esordio del film) è rievocativo e bene accetto e trova un logico proseguimento nei titoli di coda dove con gli attori vengono celebrati i morti in battaglia. Così come dice il marconista navajo, parlare di questi soldati morti in guerra, far conoscere le loro vite e la loro semplice esistenza è un modo per commemorarli, meglio di tante vuote e opportuniste celebrazioni. La morale della favola è ben nota, la guerra non conosce regole e la morte in essa si può esprimere in tutte le sue forme, dai colpi di pistola alla decapitazione, bruciati vivi o inceneriti da una bomba. Il film mantiene uno sguardo distaccato dalla vicenda senza scadere in banali, semplici e scontati sentimentalismi. L'occhio fisso sulla guerra non ha pietà. Bella la scelta di un primo piano dai contorni sfuocati nel ricordo della triste battaglia iniziale di Enders che accompagna lo stato confusionale del protagonista esprimendo questo senso di incertezza e di pentimento che lo pervade un po' in tutto il film. Bello anche l'episodio in cui il passaggio degli americani, per un errore, provoca una battaglia al loro interno.
Per tutto il film la sua espressione glaciale accompagna la freddezza del protagonista. Nei suoi occhi è bello leggere il senso del dovere e il tormento e il senso di smarrimento che gli appartiene da quando eseguire gli ordini significa vedere morire sotto i propri occhi i propri amici.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta