Regia di Umberto Lenzi vedi scheda film
Delirante già dal titolo, Zorro contro Maciste è un emblematico prodott(in)o figlio dei suoi tempi; in un'epoca in cui il cinema italiano viveva di grandi autori e, contemporaneamente, di un fittissimo sottobosco che praticava il cosiddetto 'cinema di genere', ecco che un giovane mestierante dalle discrete capacità come Umberto Lenzi decide di tentare la carta dell'ibrido fra cappa & spada e peplum, evocando nella stessa pellicola due fra i più grandi e più noti eroi dei due filoni. Buone le scelte di casting, con l'accoppiata centrale formata rispettivamente dal francese Pierre Brice e dal romanissimo Alan Steel, all'anagrafe Sergio Ciani (già Ercole e prossimo Sansone, Maciste e Ursus); in parti marginali si trovano anche Moira Orfei, Maria Grazia Spina, Massimo Serato e Aldo Bufi Landi; immancabile il ruolino per Nello Pazzafini, altro habituè del film mitologico. La sceneggiatura è opera del regista e di Guido Malatesta, piuttosto attivo in quegli anni nella serie B del cinema nostrano; si tratta di un copione decisamente stereotipato, che annaspa fra i principali luoghi comuni del film d'avventura, con lieto fine sentimentale garantito fuori da ogni dubbio. I mezzi sono accettabili, sono i contenuti a scarseggiare. Lenzi proseguirà ancora per qualche anno con lavori di simile stampo, approdando poi alle spy story (all'italiana, ovviamente), al thriller e, nei primi Settanta, al poliziesco: in questi ultimi due campi otterrà i maggiori successi. 2,5/10.
Alla morte del re di Spagna, le due uniche nipote del sovrano si contendono il preziosissimo testamento, per sapere chi delle due sarà la prossima regina. Per impadronirsi del documento, le due principesse assoldano due eroici avventurieri: una Zorro, l'altra Maciste.
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