Regia di James Watkins vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: SPEAK NO EVIL – NON PARLARE CON GLI SCONOSCIUTI.
Arriva nelle nostre sale Speak No Evil – Non parlare con gli sconosciuti, per 3/4 l’instant remake dell’omonimo film danese che in Italia è disponibile solo su Prime e per 1/4 Cane di Paglia di Sam Peckinpah.
Avendo visto entrambe le versioni riesco a comprendere il naso storto del regista originale Christian Tafdrup, ma onestamente la versione firmata da James Watkins ha decisamente il suo motivo di essere vista perché è riuscito a prendere gli elementi di contrasto culturale di due mondi così vicini e così lontani che nascondono il mostro che è dentro di noi ben presenti nell’opera originale e ne riscrive una propria sceneggiatura in pieno stile Blumhouse che trasforma il freddo finale nordico in un violento e roboante tutti contro tutti dove la casa dolce casa diventa una trappola per topi dove vittima e carnefice sia alternano più e più volte nell’ultima mezz’ora.
L’idea di base è la stessa: una vacanza in Toscana è la scintilla che fa incontrare due famiglie molto simili come nuclei familiari (padre, madre e figlio/a unico/a) ma molto diverse nell’esternare il proprio io.
Dopo qualche mese, la famiglia più estroversa invita nella propria casa per passare un weekend da loro i compagni di divertimento ma le conseguenze non sono quelle previste.
Al centro di entrambi i film c’è l’incontro/scontro di due culture diverse. Molto evidente nell’originale dove la mentalità molto conciliatoria danese veniva messa a dura prova da quella conflittuale olandese. In questo remake c’è un doppio scontro: da una parte abbiamo una famiglia americana in profonda crisi che si confronta con una viscerale famiglia inglese, dall’altro c’è la fredda, piovosa e radical chic Londra (città dove si sono confinati i nostri poveri americani) contro la più bucolica e fortemente selvatica campagna del Gloucestershire.
In Speak No Evil, i Social diventano il vero centro della critica sociale. Un sottobosco che ha spaccato in due il concetto di famiglia e di sincerità di ogni essere umano.
L’inglese Patrick a tavola intraprende un monologo sul virtuale che ha intossicato il reale, gli americani Ben e Louise sono in crisi per colpa del sexting di lei come a significare che anche i tradimenti si fanno evitando ogni forma di contatto umano.
James Watkins punta tutto sull’istrionismo di James McAvoy, davvero superlativo che tiene sulle sue spalle tutto il film ma che paradossalmente dopo Split e Glass rischia di cadere nella sindrome di Anthony Perkins che è rimasto Norman Bates tutta la vita e oltre.
A pensarci bene la versione inglese di Speak No Evil è un non remake, è un film diverso che vive di vita propria evidenziando il fatto che in fondo una famiglia americana anche la più remissiva, educata e legata a certi valori non sarà mai una famiglia danese e avrà una reazione diversa alle innumerevoli provocazioni della scostante famiglia inglese.
Un po’ come quel timido professore americano che aveva il volto di Dustin Hoffmann che esplode nella maleducata Cornovaglia in Cane di Paglia.
È un film dove i bambini avranno un ruolo importante e decisivo nello sviluppo della trama rispecchiando le conflittualità genitori-figli presenti in molti horror recenti americani.
Speak no evil è un film che traumatizzerà e terrorizzerà gli spettatori che hanno visto il film danese come gesto di stizza e di dissenso mentre divertirà e farà saltare più volte dalla poltrona chi si avventurerà per la prima volta a questa esperienza.
Per quanto mi riguarda è un film godibile da vedere e decisamente superiore rispetto alla media dei film firmati Blumhouse, se invece lo vediamo nell’ottica del remake allora siamo nella linea del “Senza infamia e senza lode”.
Voto 6,5
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