Regia di James Watkins vedi scheda film
No, non è migliore dell'originale.
Nel 2022, per merito del regista danese Christian Tafdrup, il mondo fece la conoscenza di Speak No Evil, thriller-horror dalle tinte drammatiche che veicolava anche un interessante messaggio sociale. Visto il buon successo della pellicola coprodotta da Danimarca e Paesi Bassi, la cara vecchia Hollywood, a cui spesso sembrano mancare le idee, decise che era cosa buona e giusta realizzarne una versione made in USA, ed eccoci qui. Speak No Evil - Non parlare con gli sconosciuti è dunque un remake arrivato in tempi record, dopo soli due anni dall'originale. Il film, diretto da James Watkins, racconta la stessa storia del film di Tafdrup. Una giovane coppia americana e la loro bambina stanno trascorrendo una felice vacanza in Toscana quando fanno la conoscenza di un'altra coppia. Anche quest'ultima, di origine inglese, è lì con il figlioletto e presto le due famiglie fanno amicizia. Terminato il soggiorno in Italia, la coppia inglese inviterà quella americana a trascorrere un weekend presso la loro casa di campagna. Illudendosi di passare un fine settimana piacevole, i nostri protagonisti statunitensi scopriranno che i loro nuovi conoscenti celano ben più di un segreto e che potrebbero essere molto pericolosi. James McAvoy e Aisling Franciosi interpretano i due coniugi britannici, mentre Mackenzie Davis e Scoot McNairy quelli americani. La sceneggiatura è attribuibile allo stesso regista. Il film è una produzione Blumhouse.
Ancora prima del suo rilascio nelle sale, una domanda ha iniziato a circolare negli ambienti cinefili e mainstream: questo remake americano, è (sarà) migliore dell'originale europeo? La risposta è no, purtroppo. Per i primi due terzi di film, Speak No Evil si limita a copiare quasi pedissequamente il lavoro di Tafdrup, pur inserendo delle modifiche interessanti quanto basta a non annoiare completamente tutti coloro che hanno visionato il film del 2022. Il vero problema è che non solo tutte (o quasi) le scene di questo film risultano fatte meglio nella pellicola del regista danese ma il significato dietro ad esse viene qui totalmente disperso e non sostituito con qualcosa di altrettanto valido. Il film originale, infatti, era una crudele e talvolta sadica riflessione sulla civilizzazione fin troppo avanzata dell'essere umano, sull'uso forzato ed imposto delle buone maniere e dei rigidi protocolli sociali di fronte alla cui infrazione l'individuo resta paralizzato e vulnerabile. In questo remake non c'è nulla di tutto ciò. Qui la monotonia e la ripetizione meccanica regnano incontrastate. L'ultima parte di film, invece, prende effettivamente una piega molto diversa, trasformandosi in un thriller ad alta tensione tanto americano quanto anonimo e poco originale.
La cosa che più crea dispiacere è che l'impegno da parte degli attori si sente tutto. Gli adulti sono stati molto bravi e anche i piccoli Dan Hough e Alix West Lefler se la sono cavata bene. Il migliore è sicuramente il buon McAvoy, che non solo recita bene come sempre ma il suo personaggio è spiritoso e folle, crudele e accattivante e vale da solo l'intera visione. Se non ci fosse lui a tenere accesa la fiamma dell'attenzione, le palpebre calerebbero dopo pochi minuti. La regia di Watkins è nella norma, così come la fotografia. Eppure, non basta una costruzione tecnica nella media e una recitazione di livello medio-alto a salvare una storia già vista e incapace di innovazione.
Speak No Evil non è altro che una palese operazione commerciale "copia e incolla", che ricicla un ottimo materiale di partenza "americanizzandolo" con l'intento di venderlo ad un pubblico ampio. Non a caso McAvoy è famoso anche per il suo saper fare il pazzo omicida, basti pensare alla sua celebre interpretazione in Split di M. Night Shyamalan, motivo per cui lo hanno qui scelto come antagonista. Certo, ci si potrebbe chiedere come reagirebbe uno spettatore che non ha mai visto il film originale a questo remake. Beh, in quel caso, la visione risulterebbe sicuramente un po’ più gradevole, essendo tutta una novità. Ciò nonostante, non avendo Speak No Evil la stessa forza comunicativa del film di Tafdrup ed essendo fin troppo edulcorato nei confronti della materia che tratta, si classificherebbe come il classico thriller usa e getta, buono giusto per passare un pomeriggio o una serata di svago ma venendo dimenticato dopo neanche due settimane.
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