Regia di Peter Marcias vedi scheda film
Un uomo da una banchina di porto guarda il mare, in piedi o poggiato su una vecchia Peugeot. La voce off di una manifestazione fa da colonna sonora al suo senso di smarrimento: è la marcia per la non chiusura delle miniere del Sulcis-Iglesiente, e lo sguardo interrogativo sembra chiedersi: “Oggi che cosa è rimasto?”. L’uomo è Gianni Loy, ex docente di diritto del lavoro all’Università di Cagliari e le sue riflessioni politico-sociali in punta di diritto puntelleranno l’impianto documentaristico di “Uomini in marcia”.
Peter Marcias parte da qui per raccontarci il mondo del lavoro. Prende spunto dalla marcia del 1992/93 per compiere un excursus su chi erano le lavoratrici e i lavoratori, che cosa erano le conquiste operaie dello scorso secolo e che cosa ci aspetta. Facce, volti, immagini, audio, parole, suggestioni costituiscono l’architrave di un immaginario che si è perduto. Loy ci ricorda il valore della nostra Costituzione, quello che è stato fatto e quello che è rimasto inapplicato.
Dall’eccidio di Buggerru alla legge Scelba con la nascita del reparto celere, fondata per disperdere e picchiare chi scioperava, chi chiedeva dignità e rispetto della propria condizione lavorativa. La voce accorata di Giuseppe Di Vittorio emoziona per semplicità e verità: i poveri devono andare a testa alta. Giacomo Brodolini e Gino Giugni, due voci unite dall’impegno per lo Statuto dei lavoratori del ’70. Quella mediazione scritta nella Costituzione del ’48 venne esaltata in quel tempo, da trent’anni a questa parte è messa in discussione dall’assenza di ideologie e sostituita dalla legge del più forte e da chi la spara più grossa. Il confronto tra passato e presente è devastante: ieri si lottava in massa e non ci si arrendeva; le proteste odierne sono pallidi ricordi, flebili e svuotate del significato decisivo di speranza.
Due autorevoli registi: il francese Laurent Cantet (da poco scomparso) ci richiama all’importanza della memoria per non dimenticare e l’inglese Ken Loach invita a far transitare le lotte del passato verso le sfide del futuro come quella del clima.
Marcias, attraverso uno stile vibrante e appassionato (con un ottimo montaggio), restituisce un ritratto del mondo del lavoro dalle origini allo sviluppo, dalle conseguenze nefaste (l’inquinamento) alle speranze di riscatto futuro con le parole di pietra dei due cineasti e la lucida analisi di Loy.
Uomini in marcia (2023): locandina
Uomini in marcia (2023): Gianni Loy
Uomini in marcia (2023): Peter Marcias, Laurent Cantet
Uomini in marcia (2023): Peter Marcias, Ken Loach
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