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Il regno del pianeta delle scimmie

Regia di Wes Ball vedi scheda film

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La recensione su Il regno del pianeta delle scimmie

di emil
7 stelle


L'eredita ideologica di Cesare grava su questo quarto capitolo ( in realtà primo di una nuova trilogia) diretto dall'anonimo (ma conosciutissimo al botteghino)  Wes Ball, come la spada di Damocle, pronta a stroncare  il potere costruito dal nuovo imperatore Proximus, avido dei segreti e della saggezza degli umani, e deciso a tutto, anche a schiavizzare e sacrificare altre scimmie per soddisfarre la propria brama di potere.


In questa storia di soprusi fra simili, appare evidente come i primati non abbiano imparato nulla dagli errori degli umani, ora reietti neanche in grado di parlare e  relegati praticamente all'ultimo gradino della scala evolutiva.
Noah, del clan degli addestratori delle aquile , si trova suo malgrado a dover liberare la propria tribù schiava del giogo crudele delle milizie del nuovo tiranno. Nel farlo, affronterà un lungo viaggio pieno di insidie, e dovrà fidarsi di un umana, la misteriosa Moe.
Calato in una natura selvaggia ed ostile che allontana volutamente ogni possibile punto di contatto con gli esseri umani, " Il regno del pianeta delle scimmie" è interessante  per come riflette sull'eredità della precendente e riuscita  trilogia tentando di costruire un ponte di memorie fra generazioni vecchie e nuove: il ricordo di un idea diviene un sentimento che spinge all'azione.


La mancanza di fatto di un leader come Cesare si sente , ed ha gettato le scimmie nel caos e nella disunione, annullando ogni possibile tentativo di far pace con quel che rimane degli esseri umani, la cui natura ambigua assume nel film le fattezze dell'unica protagonista di carne , e che è certamente un elemento interessante del film. Un altra novità  è il connubio fra razze animali, in questo caso scimmie ed aquile, legame soprattutto simbolico che vuol dire appartenenza ed unione, una quasi osmosi fra le scimmie ed il pianeta con le sue creature, che aggiunge spettacolo ed epica al film.


Un opera  più riflessiva e meditativa di quanto ci si potesse aspettare, e che per questo presta il fianco a qualche lentezza, soprattutto nella fase centrale. Opera che qualcosina aggiunge al filone:   gli umani non sono più soltanto da uccidere o schiavizzare come.nei precedenti capitoli, ma si possono sfruttare per carpirne la conoscenza.  Ma il film è anche capace di ampi e spettacolari squarci di  meraviglia, come il digitale che caratterizza i protagonisti, o la fortezza bunker di Proximus costruita fra le onde del mare, una dimora atavica ed inaccessibile, casa di un dittatore folle e spaventoso, più del "Kurtz" interpretato da Woody Harrelson nel precedente film.

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