Regia di Wes Ball vedi scheda film
Giunta al quarto capitolo, la filosofica, prima ancora che fantascientifica, saga scimmiesca continua ad occuparsi di temi alti, come le basi della convivenza pacifica, la mancanza di fiducia come arma preventiva, l'avidità di potere e gli strumenti con cui questa si dispiega (nello specifico, la demagogia e il tentativo di riscrivere la storia). Rispetto ai capitoli precedenti, però, il bilancio è in passivo, e non solo per la mancanza di quel Cesare che col suo carisma aveva reso memorabile buona parte della trilogia (soprattutto il 3° capitolo). Il problema qui è una certa prevedibilità e certo semplicismo che porta la sceneggiatura ad adottare soluzioni un po' troppo ovvie e scontate: dalla scelta della protagonista, donna con gli attributi, ormai uno stereotipo, in contrapposizione con l'imbelle unico uomo della storia, a quella dell' orango come scimmia sempre più saggia e più buona delle altre; per non dire di vere e proprie ingenuità (l'improvvisa conversione dell'aquila dapprima ostile, a sottolineare il decisionismo di Noah, il parallelismo tra scimmie e uomini nel tramandare politicamente il titolo di Cesare). Per quanto riguarda le citazioni dal film del 1968, compresi corni di Goldsmithiana memoria, direi invece che si tratta più che altro di doverosi omaggi. Ciononostante il film riesce a coinvolgere e a tenere desta l'attenzione fino alla fine grazie a un buon ritmo e a scene d'azione ben girate. La saga mostra i primi segni di stanchezza, ma c'è ancora il tempo per tirare un attimo il fiato e sferrare un bel colpo di coda...Alla prossima.
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