Regia di Wes Ball vedi scheda film
AL CINEMA
Tornano le scimmie dominanti per rimpolpare una saga che, dopo la parentesi poco azzeccata ad opera di Tim Burton col suo remake poco convincente e soprattutto per nulla emozionante datato 2001, aveva trovato nuova linfa grazie al rebbit della saga originale con Charlton Heston, grazie a L'alba del pianeta delle scimmie (2011), a cui seguì Apes Revolution: il pianeta delle scimmie (2014) e The War - Il pianeta delle scimmie (2017).
Questo quarto capitolo è ambientato diverse generazioni dopo il regno dello scimpanzé di riferimento, ovvero quel Cesare educato, anzi costruito in laboratorio e divenuto capostipite della nuova razza dominante.
In questa occasione, trascorsi decenni da quell'avvenimento le scimmie hanno quasi completamente sostituito una razza umana, regredita per numero e per capacità di raziocinio.
Assurgendo i primati al ruolo di razza dominante, con una gerarchia strutturata secondo un criterio non molto dissimile a ciò che nella storia ha caratterizzato la società degli esseri umani, e qui concepita per una esistenza armonica e di collaborazione tra razze di primati, ove invece gli umani sono costretti a vivere segregati e nell'ombra, quasi come una attrazione o come animali da fatica.
E mentre un nuovo carismatico ed autoritario leader delle scimmie costruisce il suo impero, una giovane scimmia intraprende uno estenuante viaggio che la porterà a mettere in discussione tutto ciò che conosceva sul passato, per affrontare scelte cruciali che rimetteranno in discussione il futuro sia delle scimmie, sia di quel.chevresya della ormai piegata razza umana.
Dal regista Wes Ball, noto per la commercialmente fortunata trilogia di Maze Runner, il quarto capitolo della nuova saga sulle scimmie si rivela un lungo, ripetitivo videogame rutilante e vertiginoso visivamente , ma alla lunga pure stancante e sin troppo finto.
Il film prova anche a cercare empatia attraverso scorci di foreste amazzoniche degne delle immensità verdi di Avatar, in cui anche le citazioni di certi scenari apocalittici che rimandano alla prima gloriosa serie di fine anni '60, tentano di rinverdire il pathos dell'opera capostipite.
Ma la perfezione della tecnica digitale non è sufficiente, ed il cast umano, ridotto al minimo i dispensabile, non riesce mai a rendere mai carismatico nessun personaggio scimmiesco, per quanto umanizzato da uno sguardo penetrante e da un gran dettaglio di particolari facciali da vero notevole.
Il regno del pianeta delle scimmie finisce per confermare che anche questa terza riproposizione della saga, interessante nei suoi primi tre capitoli, comincia seriamente a segnare il passo, avendo perso ormai ogni appeal residuo ancora riconoscibile nei primi volonteroso e a tratti affascinanti primi tre episodi sopra citati.
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