Regia di Joel Schumacher vedi scheda film
Il soldato Roland Bozz è la disperazione dei suoi superiori. Durante l'addestramento che rende pronte le reclute statunitensi ad affrontare le giungle del Sud-Est Asiatico, negli anni '70, grazie alla propria furbizia ed alla conoscenza delle normative in materia, riuscì a far esonerare diversi commilitoni, evitando loro l'invio in Vietnam. Joel Schumacher, noto per la sua regìa in "Un Giorno Di Ordinaria Follia", dirige un film sospeso tra commedia e dramma, dal contenuto antimilitarista ... ma non troppo. Roland Bozz, come tanti altri coetanei, non ha la benchè minima intenzione di andare a combattere in Vietnam, teatro bellico del quale erano ormai noti gli enormi rischi. Ragazzone ben determinato e dall'atteggiamento positivo, sin dalla sua permanenza nel campo di addestramento di Fort Polk, lo vediamo godere, durante le serate in libera uscita, della vita e della gioventù, insieme ai commilitoni; ma, alla trasgressiva vitalità delle serate, fanno da contraltare il nervosismo e la sofferenza della quotidianità del campo, con la prospettiva, in attesa dell'invio in Asia, di un prossimo trasferimento a Tigerland, località paludosa selezionata per la formazione dei soldati in virtù della somiglianza con le giungle del Vietnam. Dialogando con i compagni, Bozz apprende che molti di loro sono stati arruolati in violazione di varie normative. Sceglie, pertanto, di aiutare queste persone - le quali, per motivi personali, familiari o d'altro genere, hanno tutto da perdere nel trovarsi in zona di guerra - a tornare a casa, rappresentandoli direttamente o creando le condizioni affinchè ciò si verifichi. Il giovane soldato crea intorno al proprio nome una certa fama, positiva tra le reclute, negativa tra gli ufficiali. Riottoso, testardo, coraggioso, tiene testa ad un "establishment" ben consolidato, ma non del tutto in malafede. I superiori di Bozz sono ben consapevoli delle problematiche legate al contesto bellico del Sud-Est Asiatico. Sanno che l'esercito incontra grandi difficoltà sui campi di battaglia; sanno del morale basso delle truppe e del disamore dell'opinione pubblica per il conflitto. Nonostante ciò, fanno il possibile per impartire un buon addestramento alle reclute e non reprimono con durezza il dissenso; anche gli ufficiali, benchè eseguano ordini e si attengano ai protocolli militari, sembrano poco convinti dell'intera vicenda. Al regista preme mettere in risalto, dell'ambiente militare rappresentato, le insicurezze, le paure, il nervosismo, i quali si manifestano in esplosioni d'ira, crisi di panico o di pianto ed altri comportamenti istintivi. Ciò conferisce momenti drammatici ad una narrazione che ha comunque toni leggeri. Il protagonista è dignitosamente interpretato da Colin Farrell. Le ambientazoni non hanno molta varietà, limitandosi ad interni ed esterni dei campi di addestramento. Il film non mi ha entusiasmato sotto gli aspetti del ritmo e della sceneggiatura, ma l'ho trovato comunque stimolante. Il regista esprime un punto di vista che trovo molto personale ed interessante; non si schiera, infatti, contro le istituzioni militari e la guerra tout-court. Lega il dissenso alla particolare situazione del Vietnam, espresso non solo dal protagonista e dai tanti ragazzi nella sua stessa situazione, ma anche dai superiori, i quali reagiscono con una tale debolezza, da mostrarsi implicitamente allineati alle istanze della truppa.
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