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Spirit - Cavallo selvaggio

Regia di Kelly Asbury, Lorna Cook vedi scheda film

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La recensione su Spirit - Cavallo selvaggio

di FilmTv Rivista
8 stelle

Dopo “Pocahontas” il cinema di animazione torna a raccontare una storia non “agiografica” della conquista del West: il narratore è un osservatore privilegiato e molto particolare, un mustang chiamato Spirit. L’avanzata della ferrovia con le sue distruzioni, i massacri perpetrati dai soldati contro villaggi indiani inermi, l’ecologismo dei pellerossa contrapposto allo sfruttamento della natura da parte dei bianchi, fanno da sfondo alle avventure di un giovane puledro che abbandona la sua mandria per conoscere il mondo circostante. Curioso, orgoglioso, coraggioso, “Spirit” racconta la transizione da un’epoca in cui si poteva correre felici per le praterie ad un’altra fatta di vincoli, oppressione e dolore. Ma Spirit conosce anche il valore dell’amicizia grazie all’indiano Lakota Piccolo Fiume e quello dell’amore grazie a Pioggia, una bellissima cavalla pezzata. Nello splendore di panorami mozzafiato esaltati dal formato Cinemascope, la DreamWorks segna una tappa importante nel ”tradigital“, ovvero nella miscela tra animazione tradizionale a 2D e quella digitale tridimensionale. Gli animatori hanno fatto un lavoro straordinario nel restituire i movimenti e le espressioni dei cavalli, gli animali forse più difficili da animare, anche perché Spirit e i suoi simili non parlano, ma la loro espressività vale più di qualsiasi discorso.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 1 del 2003

Autore: Fabrizio Liberti

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