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The pleasure garden

Regia di Alf Kjellin vedi scheda film

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La recensione su The pleasure garden

di mm40
5 stelle

In un paesino di fine Ottocento si sparge la voce incontrollata: il locale maestro Franzen ha scritto tempo addietro, sotto pseudonimo, un fallimentare libro di poesie. I concittadini fanno a gara per accaparrarsi il libercolo e deridere pubblicamente il maestro, che nel frattempo ha ben altri grattacapi: la sua amante, la cameriera Fanny, gli ha appena confessato di avere una figlia di vent'anni, nata da una precedente relazione, che sta per arrivare in paese.


Potrebbe essere una modesta commediola sui falsi perbenismi, sull'ipocrisia dei piccoli paesini nei quali tutti sanno tutto di tutti e ciononostante non cessano mai di giudicare il prossimo; ma in fondo The pleasure garden offre qualche motivo di interesse in più di quanto si possa immaginare a una semplice visione. I crediti di sceneggiatura, riservati a Buntel Ericsson, sono del tutto fuorvianti: non esiste nessuno con questo nome, infatti, ma dietro a tale firma si cela un'insospettabile accoppiata di amici svedesi piuttosto nota negli ambienti cinematografici: Ingmar Bergman ed Erland Josephson. The pleasure garden comincia così ad assumere i connotati di un divertissement concessosi dagli autori 'in libera uscita' dal solito cinema impegnato, autoriale, colmo di aspettative. Questa pellicola di un'ora e mezza tonda di durata offre infatti uno spaccato strapaesano ironico e lieve, sia pure nel chiaro intento di porre in evidenza la doppia morale che contraddistingue quel microcosmo, e riesce a intrattenere – con un fondo di realismo e di studio sociale, si intende – in maniera sufficientemente convincente, in vista di un (banale? Ma palesemente voluto) lieto fine, estremamente conciliante, nel nome dell'amore. Tra gli interpreti spuntano due volti noti del cinema bergmaniano: Bibi Andersson e Gunnar Bjornstrand; le strade di Ingmar Bergman si erano d'altronde già incrociate qualche volta anche con quelle del regista Alf Kjellin, già attore in Un'estate d'amore (1951) e in Spasimo (Alf Sjoberg, 1944; scritto da Bergman). 5/10.

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