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Femme fatale

Regia di Brian De Palma vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Femme fatale

di chinaski
8 stelle


Brian De Palma è un regista che ha una grande qualità. Sa guardare. Sa come guardare. E forse questa è una delle migliori qualità che un regista possa avere.
La sequenza iniziale di Femme Fatale è orchestarta come una grande partitura. Solo che invece di essere solo musicale è anche per immagini. Movimenti di macchina, montaggio, movimenti degli attori, tutto segue l' andamento della musica, ne attende le pause, ne appoggia le movenze.
De Palma in questo film moltiplica il suo occhio, moltiplica i punti di vista. Sia grazie all' uso dello split-screen che di strumenti tecnologici che richiamano lo sguardo. Obiettivi, macchine fotografiche, telecamere. Attraverso la vista De Palma percepisce e struttura il suo film. E gli occhi di Rebecca catturano e stordiscono tutti noi.
La storia si sviluppa attraverso una trama onirica. Un sogno. Le cose come sarebbero potute andare. La rielaborazione inconscia da parte della protagonista di particolari, avvenimenti, episodi che le sono successi fino al momento in cui non si addormenta nella vasca da bagno. Poi il risveglio. Con il sogno e la realtà si vanno a fondere in un unico tessuto. Come a dire che tracce di quello che sogniamo rimangono nei nostri occhi anche quando ci crediamo svegli.
Molto belle sono le due sequenze (quelle in cui la modella scappa dai due malviventi che la rincorrono) che mostrano parallelamente come il futuro possa cambiare grazie alle nostre decisioni. Tanti piccoli particolari che si vanno ad unire in una forma, in un quadro, in un disegno, forse, prestabilito. Ed è quello che Antonio Banderas cerca per finire il suo lavoro di collage, un particolare, un frammento, il pezzo decisivo. Quel gioco di luci. Quella donna bellissima seduta a bere una tazza di caffè. Quell' incontro imprevedibile che già è stato vissuto e distrutto da una donna che in fondo non è altro che un essere malvagio. Una persona cattiva.
Questo tipo di donne, questi esseri sono diabolici. Perchè portano dentro di loro un mistero, un qualcosa di magnetico che non ti permettere di resistere al loro sguardo. Anche se ti ripeti per mille e mille volte che è una stronza, che ti sta usando, non potrai mai liberarti di lei. Perchè non potrai mai liberarti delle tue debolezze. La scelta di Rebecca credo che sia perfetta. E' il suo corpo, i suoi movimenti, i suoi occhi. Si rimane catturati. Non c'è niente da fare.
De Palma tramite lei, tramite il suo sguardo che la segue, ne coglie i misteri, il fascino ambiguo e ci costringe a non perderla mai di vista, a pensare a lei. La stessa cosa che succede a Banderas. Non può farne a meno. In questo modo il suo occhio e il nostro coincidono. E credo anche le sensazioni.
Come dicevo la moltiplicazione dello sguardo è un elemento molto importante del film e si inserisce alla perfezione nella scelta di girare la sequenza iniziale al festival di Cannes. Luogo dello sguardo per eccellenza. Un pò come il teatro di fine '800 dove si andava per guardare e farsi guardare. Così adesso sono i festival di cinema. Ambienti in cui la visione si moltiplica. Quindi credo che non vi potesse essere luogo migliore, nel senso fisico del termine, in cui riportare questa decisione di voler dividere la realtà in molteplici punti di vista. In questo caso il luogo assume la valenza metaforica di ciò che mostra.
Un altro tema che la storia affronta è quello del doppio. In questo caso De Palma si rifà di nuovo al vecchio Hitch. Riprende paro paro l' abbigliamento di Kim Novak in la Donna che visse due volte e anche l' opposizione bionda-nera
e la inserisce nella storia. De Palma è certamente un ottimo regista per la sua grande capacità di saper guardare ma come sceneggiatore non è alla pari del suo talento visivo. I temi che tratta, sicuramente molto affascinanti, sono comunque usati come collante di tutta la vicenda. Non scavano in profondità. Sono spunti usati per creare una storia che lavora molto sul filmico, che è un pretesto per poter fare un cinema che sia fondamentalmente estetico più che narrativo. E forse non è un male. Una volta tanto è il racconto che si piega alle immagini. E non il contrario, come accade quasi sempre. Soprattutto finchè non si riuscirà a trovare un racconto che sia veramente cinematografico e non la semplice illustrazione di una storia. Detto questo, godetevi questo film con gli occhi, perchè è per loro che è stato girato.

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