Regia di Lee Isaac Chung vedi scheda film
Originariamente fu Michael Crichton ed il suo “Twister” scritto per il cinema a quattro mani con Anne-Marie Martin a metà degli anni ‘90 e poi trasformato in un libro. Di quella storia però rimane la sola impalcatura ovvero lo scontro tra l’uomo e la natura, tra scienza e forza dirompente del tornado.
Tolti i personaggi creati da Crichton, al nuovo titolo diretto da Lee Isaac Chung è stata aggiunta, da Amblin Entertainment, Universal Pictures e Warner Bros, produttori del reboot come dell’originale del 1996, la “s” finale e la massiccia dose di effetti che un prodotto simile porta inevitabilmente con sé.
Il produttore Frank Marshall risparmia sul cast con Daisy Edgar-Jones, quasi esordiente al cinema, e Glen Powell che pur avendo un notevole curriculum si è sempre destreggiato in produzioni a basso budget. Il risultato è ampiamente atteso. Scene di distruzione apocalittiche ed eroi che fingono di avere paura davanti ad un tornado. Spettacolo e morte come nelle migliori corride. Non è un caso che una delle scene madri sia girata durante un rodeo, simbolo dell’uomo che cerca, continuamente, di prendere la natura per le corna.
La sceneggiatura di Mark L. Smith contiene tutti i cliché del caso. L’eroina combatte i propri fantasmi e domina, infine, il mulinello vorticoso delle proprie emozioni. Lo sbruffone domatore di tornadi mostra il lato nascosto delle proprie bravate dietro le quali pulsa un cuore tenero e si cela un idealismo inatteso. E poi non mancano approfittatori incalliti e un senso degli affari che in America spesso assume le sembianze di un avvoltoio che banchetta avidamente tra le carcasse di una società in decomposizione. La parte più convincente è la rappresentazione del carrozzone di pazzi che segue i cacciatori di tornado, anch’essi svalvolati e perfettamente borderline. America allo stato puro. Idiozia, follia, mancanza di prospettive.
Che dire. Lee Isaac Chung, chiamato a monetizzare il successo inaspettato dell’intimista “Minari”, cambia completamente genere ma riesce a farci passare due ore senza annoiare. Non ci sono colpi di genio, le emozioni sono spesso risucchiate dalle correnti ascensionali del tifone ma qualche brivido corre lungo la schiena. Bisogna chiudete un occhio sulle questioni scientifiche. L’utilizzo dello ioduro d’argento, chiamato in causa dalla saggezza contadina, di fatto già utilizzato dagli anni ’60 per creare la pioggia, non è, di certo, l’ingrediente miracoloso che permette di far sparire un evento meteorologico di così grande impatto. Quanto meno ci è stata risparmiata l’ipotesi della bomba atomica che risolve tutti i mali del mondo, almeno secondo il caro vecchio Donald Trump.
Tra personaggi secondari fuori di testa e un umorismo che raggiunge l’apice nella sequenza finale si può tranquillamente cedere al desiderio di una serata disimpegnata al cinema. Il grande schermo della vostra sala non verrà risucchiato dal vento portandosi via il vecchio mostro di Frankenstein. Potete starne certi. Consiglierei, comunque, visto il tema trattato, di scegliere una serata senza nuvole e senza pioggia. Uscire, alla fine del film, ed essere colpiti da numerose folate di vento, quelle che preannunciano un temporale con i fiocchi, mi ha messo più brividi dell’intero disaster movie di Lee Isaac Chung.
Charlie Chaplin Cinemas - Arzignano (VI)
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