Regia di Shawn Levy vedi scheda film
AL CINEMA
Dopo aver fallito nell'intento di farsi ammettere tra gli Avengers, il butterato dagli sfregi e dal corpo impassibile alle ferite, nonché caratterialmente cinico Wade Wilson, si ricicla tra lavoretti dalle scarse prospettive, rimuginando tra disillusione ed insoddisfazione latente.
Un giorno però un capo della associazione che controlla e protegge i vari multiversi che compongono l'Universo, propone a Wade di accettare un incarico, che lo vedrebbe sacrificare il proprio pianeta a favore di altre dimensioni.
Disgustato, l'ex supereroe rifiuta ed anzi si ritrova costretto a tornare in azione per sgominare la malefica Cassandra, sorella malvagia del defunto Xavier, capo degli Xmen, indossando la nota tutina rossa e richiamando in vita il mitico mutante con artigli Wolverine, a cui si uniranno una serie di altri eroi un po' in disgrazia, uniti come una sorta di Avengers dei poveri, uniti per la salvaguardia del pianeta minacciato.
La trama è un maldestro ma funzionale pretesto per dar sfoggio di un umorismo greve che è sempre stato il lato forte del bonario supereroe rosso, e, almeno a tratti, l'arma vincente e piuttosto divertente di un film altrimenti troppo farraginoso e lungo per essere davvero apprezzato.
Nel film fanno capolino "vecchi" eroi come Blade (sempre e solo Wesley Snipes), Electra (Jennifer Garner, in gran forma), attraverso la quale apprendiamo con dispiacere della morte di Devil, e il simpatico Chris Evans che non è Capitan America, come lascerebbe intendere la sua apparizione, bensì Torcia dei Fantastici 4 prima versione.
Nella squadra anche Channing Tatum nei panni del giocatore di carte Gambit.
Battutacce, volgarità che a volte diverte e salva dal rischio di ridondanza e noia, al servizio del solito filmone Marvel esagerato ed infinito che assuefa e galvanizza solo ad intermittenza.
Ryan Reynolds dispensa verve e sarcasmo in linea con quanto fatto in precedenza. Hugh Jackman ostenta un fisico ancora prorompente, salvo poi farsi dare della puttanella dal suo sguaiato compare rosso, non appena le circostanze gli impongono di presentarsi sudato e a petto nudo.
Si esce dal cinema un po' esausti, tra sazietà da immagini, scenografie da urlo frutto di collaborazioni che mettono in modo una macchina organizzativa che richiede titoli di coda infiniti per poter citare tutti, e una certa pesantezza di fondo che le storie Marvel, ora sempre più inutilmente complicate, si portano dietro senza un vero, giustificato costrutto.
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