Regia di Francesca Comencini vedi scheda film
Quello che più impressiona in questo bel documentario realizzato da Francesca Comencini e dalla montatrice Linda Taylor, quello che sconcerta forse più della brutalità delle immagini mostrate, è il tono con cui la madre di Carlo, Haidi Gaggio Giuliani, descrive e ricostruisce la morte del figlio: un racconto analitico, dettagliato, senza un attimo di sbandamento nonostante lo sgomento, la follia e l’orrore di cui quei momenti sono pervasi. E’ una lezione di civiltà, ma fa accapponare la pelle. Come fa accapponare la pelle rivedere e risentire per l’ennesima volta l’urlo davvero beota di quel carabiniere che, cercando di coprire il suo collega, accusa dell’assassinio di Giuliani uno dei ragazzi che partecipavano al corteo, inventandosi una grottesca esecuzione per lapidazione. Un’opera, in definitiva, urgente, scottante e necessaria, che raggiunge gli obiettivi che presumibilmente si era posta: non lasciare che si attenui l’indignazione per quello che è successo e che mai sarebbe dovuto accadere, e non dimenticare quel ragazzo che sognava un ordine mondiale più logico e umano e che è rimasto steso su una piazza, schiacciato e martoriato, vittima di eventi assolutamente illogici e disumani.
Il 20 luglio 2001 moriva in Piazza Alimonda (ucciso da un carabiniere suo coetaneo) Carlo Giuliani, un ragazzo di ventitre anni che partecipava ad un corteo no global. Il documentario mostra una lunga intervista alla madre di Carlo, intervallata ad immagini della manifestazione. In sottofondo, brandelli di poesie scritte da Giuliani, le foto dei suoi amici, le testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto e amato. Dopo quella tragedia assurda, qualcuno ha cancellato dalla targa il vero nome della Piazza, e al suo posto ha scritto semplicemente: Carlo Giuliani, ragazzo.
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