Regia di Atom Egoyan vedi scheda film
Durante le riprese di un film, riguardante il genocidio degli armeni sotto l’impero Ottomano, un ragazzo, operatore sul set, scopre le difficoltà della vita, legate all’amore e alla famiglia, e riscopre allo stesso tempo, questo terribile eccidio dimenticato, eccidio a cui si appassionerà molto, fino a trovare in esso l’unica verità.
Dopo gli angosciosi, “Il dolce domani” e “Il viaggio di Felicia”, Atom Egoyan, si ripresenta a Cannes con il più rigoroso, “Ararat – Il monte dell’arca”, ed ottiene numerosi apprezzamenti generali, forse anche per causa della maggiore accessibilità del film, in confronto a quelli precedenti. Con una sceneggiatura mera e innovativa, il film si snoda tra passato e presente in una maniera maniacale, che grazie anche all’ottima fotografia e ad un cast d’eccezione, rende pienamente merito al film. Film, di Egoyan, ciò sta a significare che la violenza si fa verbo, che la poesia si fa manierismo e che il cinema si fa geniale. I continui riferimenti a il pittore Gorky e al massacro Ottomano, non fanno che arricchire il film di una carica culturale, che a tratti può apparire presuntuosa e artefatta, ma che a conti fatti caratterizza positivamente l’intero film. Immancabile il riferimento simulacro del regista: il telefono come redenzione o oppressione.
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